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14 NOVEMBRE SCIOPERO E MANIFESTAZIONE NAZIONALE: ASSEDIATO IL MINISTERO

20 % DI ADESIONI ALLO SCIOPERO, 40 % A ROMA  (30% DATO UFFICIALE DEL MINISTERO)

Come si prevedeva, lo sciopero del 14 Novembre verrà ricordato come il più potente nella scuola da almeno 4 anni a questa parte, dal tempo delle manifestazioni e degli scioperi contro la sciagurata ‘riforma’ Gelmini. La scelta di CGIL e Cobas di ‘coprirlo’ con uno sciopero intercategoriale e di livello ‘europeo’, non è stata certo geniale. Su tale sciopero ‘europeo’ grava peraltrol’indicazione della CES (‘CISL’ internazionale, alla quale dopo la caduta del muro ha aderito anche la CGIL), deviando l’attenzione dallo specifico scuola su di una data segnata dalla general-generica ed inaccettabile ‘piattaforma’ scelta dai sindacati concertativi, che non contesta minimamente la politica della Banca Centrale Europea, all’origine dei provvedimenti presi dal Governo Monti, 24 ore di docenza incluse. Il rischio della confusione è evidente, così come quello di mandare in secondo piano la lotta della scuola.

Scelta evidente anche nella situazione di piazza di oggi, con la confusione determinata, indicando al “movimento delle scuole in lotta” l’obiettivo di palazzo Chigi senza avere l’autorizzazione della Questura. Scelta posta volontariamente a mero contrasto del nostro appuntamento al Ministero (luogo deputato alle battaglie sulla scuola) dove noi abbiamo raccolto pacificamente tanti insegnanti.

Il nostro sciopero ha assunto inoltre come obiettivo irrinunciabile anche il netto rifiuto del Ddl ‘Aprea – Ghizzoni’, già passato presso la Commissione Cultura della Camera ed attualmente all’esame del Senato. Prevede l’ingresso del privato come committenza nei Consigli di Istituto, la trasformazione delle scuole in fondazioni, la valutazione discrezionale del personale da parte del dirigente medesimo e l’annullamento di fatto degli Organi Collegiali. Un disegno di legge propedeutico all’assunzione diretta (e discrezionale) del personale da parte del dirigente scolastico.

In questa prospettiva, ogni ipotesi di adesione alla giornata di sciopero del 24 novembre indetto da Confederali, SNALS e Gilda (con l’adesione postuma di Cobas e CGIL) appare irricevibile, per la miseria degli obiettivi indicati nella piattaforma proposta (che non menziona l’opposizione al ddl ‘Aprea – Ghizzoni’, vero e proprio veicolo di privatizzazione dell’istruzione pubblica) e ancor più per la presenza tra le forze promotrici di sigle sindacali da sempre inclini ad avallare le politiche governative, che presumibilmente si preparano ad accettare compromessi al ribasso e a svendere la categoria, come già successo ai tempi dello sciopero del 30 ottobre 2008 ‘contro’ la riforma Gelmini, ‘piazzato’ esattamente per il giorno dopo l’approvazione definitiva di quella legge che destrutturò poi la qualità della scuola, tagliando 130.000 fra cattedre e posti ATA. D’altra parte la stessa data fissata per quello sciopero richiama la farsa, visto che il sabato risulta in servizio solo il 20% dei docenti, sono chiuse tutte le scuole primarie (sulle quali grava comunque la trasposizione delle 2 h. di programmazione settimanale sull’orario frontale) e la metà delle medie inferiori.

Se la partita sull’orario la si sta vincendo (vigilando su eventuali sorprese relative a provvedimenti collaterali), quella sul ddl Aprea – Ghizzoni resta aperta. Su ciò incide negativamente anche l’atteggiamento della CGIL, che non può osteggiare altro che formalmente un ddl oggi “intestato” PD, il suo partito di riferimento.

Stefano d’Errico (Segretario nazionale Unicobas)