Il NO alla controriforma costituzionale non è solo ‘cosa da costituzionalisti’: deve essere un NO sociale per l’affermazione di una nuova costituzione materiale che affermi il diritto al lavoro, alla pensione, alla sanità pubblica e ad una Scuola di qualità.
La destrutturazione autoritaria e privatistica della Scuola, incentrata sulla trasformazione dell’insegnante in impiegato deprivato della libertà d’insegnamento e del preside in manager-dirigente, con la chiamata diretta (anticostituzionale) dei docenti e la logica ‘premiale’ discrezionale, basata sul minimalismo culturale delle verifiche a quiz e sulla riduzione della qualità dei programmi, ancora in corso, e combattuta su più fronti da due anni a questa parte, grazie alle lotte di insegnanti e studenti, nonché con la campagna referendaria abrogativa, è stata il primo passaggio di un disegno complessivo che ha la chiusura del cerchio nella trasformazione della democrazia sostanziale sempre più in democrazia formale, tramite la revisione del sistema rappresentativo parlamentare ed elettorale su ‘mandato’ della Troika dell’Europa delle banche.
Le due cose sono strettamente legate anche al jobs-act (abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori) ed al restringimento implacabile del diritto del lavoro ed alla pensione (contributivo ‘secco’, precarizzazione a vita, lavoro nero ed evasione fiscale fuori controllo, mutuo per la quiescenza anticipata).
La campagna per il NO al referendum costituzionale, che ormai dovrebbe tenersi a Dicembre, s’arricchisce quindi del contributo di un ampio fronte sociale che rivendica una diversa qualità della vita, lavoro, investimenti sociali e per la messa in sicurezza degli edifici pubblici, revisione del sistema previdenziale (da separarsi da quello dell’assistenza), diminuzione delle tasse sui lavoratori dipendenti e giro di vite contro le mafie, le corruttele della casta politica, contro chi esporta capitali all’estero, non versa contributi e si sottrae alla tassazione generale (in primis le multinazionali).
Un NO sociale che si concretizzerà in un grande sciopero sociale al quale chiamiamo a partecipare tutto il sindacalismo di base, e che vedrà la presenza dei centri sociali, del precariato pubblico e privato, dei migranti respinti da quella stessa ‘fortezza Europa’ che ha destabilizzato e sfruttato il Terzo Mondo sostenendo lo stato di miseria e guerra permanente. Un No sociale che metterà in piazza una grande manifestazione dell’ ‘altra società’, in piena campagna referendaria con un grande NO Renzi day il giorno successivo, Sabato 22 Ottobre. Una ‘due giorni’ alla quale invitiamo, con costruzione comune, senza ‘primogeniture’, tutti coloro che sono schierati per il NO alla ‘deforma’ costituzionale, Cgil compresa.