La raccolta firme per presentare il referendum contro la legge 107 è sostenuta dai sindacati della scuola (Flc-Cgil, Cobas, Unicobas, Gilda); studenti (Uds, Link) e associazioni (Lip scuola, Retescuole) che, insieme a molti altri, sostengono il lavoro di una pattuglia di costituzionalisti che hanno elaborato i quattro quesiti. Si parte dallo «school bonus» e si chiederà ai cittadini di cancellare «un beneficio di fatto riservato alle scuole private». Secondo i promotori del referendum «le erogazioni liberali non dovranno più essere riservate alle singole scuole ma all’intero sistema scolastico». C’è infatti il rischio che «le scuole private sfruttino tali meccanismi per eludere le tasse su una parte delle rette».
Il referendum mira ad abolire il «preside-manager», una delle principali novità del contestato provvedimento: è stata trovata la formulazione per abrogare la chiamata diretta degli insegnanti da parte del dirigente scolastico sugli ambiti territoriali per incarichi di insegnamento solo triennali. Il terzo quesito riguarda l’alternanza scuola-lavoro: si vuole abrogare l’obbligo delle 200 ore di tirocinio nei licei e delle 400 ore nei tecnici-professionali e si promuove la libertà delle scuole di organizzare le attività, «come sempre hanno fatto» precisano i promotori. Infine c’è la valutazione del merito da parte del dirigente scolastico. I cittadini potranno esprimersi sull’abrogazione dei commi della legge per ripristinare le funzioni precedenti del comitato di valutazione. Il 2016 e il 2017 sarà dunque un biennio referendario. A ottobre si terrà il referendum confermativo sull’Italicum. (Il Manifesto)