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CICCIO SCRIMA (EX SEGRETARIO CISL SCUOLA) ELETTO QUASI ALL’UNANIMITA’ PRESIDENTE DEL CSPI

Dionen

Gen 13, 2016 #cisl, #CSPI

Questa mattina Francesco Scrima, detto Ciccio, è stato eletto quasi all’unanimità Presidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: su 36 membri, due soli astenuti. Scrima ha ottenuto pieno gradimento da tutte le sigle sindacali: 9 voti dalla Cgil, 3 dallo Snals, 2 dalla Cisl, 1 dal sindacato sloveno ed 1 dal sindacato altoatesino.


Scrima è stato segretario nazionale della Cisl Scuola sino a quando è andato in pensione, a fine 2015. Poi è stato nominato al Cnel (ancora ‘vivo’ nonostante le dichiarazioni di ‘soppressione’), ed il Cnel l’ha nominato fra i membri del Cspi, da dove ha ‘spiccato il volo’ diventandone Presidente.
Determinanti i voti della Cgil (9 sui 18 membri elettivi), i cui rappresentanti, dopo l’annuncio della candidatura avanzata dallo Snals, ne hanno fortemente perorato la causa sperticandosi in pubblici elogi.
Tutti i membri del Cspi (Amministrazione compresa) lo hanno votato: 34 voti a favore. Due soli astenuti: i consiglieri dell’Anp.
Che significato politico ha l’elezione di Scrima? Semplice: dopo la fine della cd. ‘Prima Repubblica’, la scuola è ancora la principale depositaria del manuale Cencelli, e resta, come sempre ‘democristiana’.
Miracolo delle geometrie variabili di stampo doroteo, la Cisl, il sindacato che, fra i cd. ‘maggiormente rappresentativi’ ha sofferto di più la crisi di consensi proprio nelle elezioni relative al Cspi tenutesi lo scorso Aprile, quello che è sceso pesantemente in termini di voti, raccogliendo solo 2 seggi (rispetto ai 5 precedenti), oggi dirige l’organismo più importante della scuola italiana.
Non è una novità: da anni denunciamo una sorta di ‘Yalta sindacale’ italiana: le OOSS tradizionali, sin dal dopoguerra, si sono spartite le sfere di influenza: a ‘mamma’ Cgil il settore privato ed a ‘nonna’ Cisl il pubblico impiego, con la Uil a raccogliere gli ‘avanzi’. Nello specifico, la Scuola politicamente è sempre stata dominio incontrastato della Cisl. Del resto, trattasi di un dicastero che la Democrazia Cristiana, quando controllava la scena politica ha ceduto solo una volta.
Stretta fra ideologia pan-operaista (Cgil) ed impiegatizzazione (anche clientelare) (Cisl), e secondo le volontà egemoniche espresse dal regime di una casta che, per ovvi motivi, ha sempre mirato a controllare l’educazione, la Scuola, nonostante tutt’ora ciò venga palesemente negato dallo specifico stato giuridico dei docenti, è stata fatalmente inserita nel calderone del lavoro subordinato, alla ‘faccia’ della libertà d’insegnamento e dell’autonomia professionale.
Ai tempi di Renzi, con la chiusura del cerchio di una manovra iniziata dal Governo Amato con il Dl.vo 29 del 1993 che, in linea con quanto concordato all’epoca con i vertici della Triplice, già definiva i presidi ‘datori di lavoro’, gli ‘equilibri’ vengono confermati alla grande.
Lo sappia, la categoria. Lo sappiano quanti hanno votato Cgil sull’onda delle ‘grandi mobilitazioni unitarie’ contro l’approvazione della L. 107, quelli che ancora stanno ‘aspettando’ il famoso Viet Nam nella scuole, promesso a Luglio dai Confederali, dallo Snals e dalla Gilda.
Il Cspi s’è insediato da quasi 9 mesi. Sinora non ha mai trovato ‘tempo’ per esprimersi neppure ‘telegraficamente’ contro la cd. ‘Buona Scuola’. Neppure la tragica condizione nella quale è stato gettato il mondo dell’Istruzione pubblica ha suggerito una levata di scudi da parte delle sigle ‘tradizionali’. I consiglieri erano troppo occupati nello studio del manuale Cencelli per definire gli equilibri di potere che, ‘ovviamente’, vengono riconfermati a vantaggio del sindacato fondato dalla DC, struttura democristiana sopravvissuta alla (solo apparente) crisi della ‘balena bianca’: il più moderato e più gradito ai moderati (ed al Governo).
Che dire? Non trattandosi in fondo che del risultato ultimo di una tornata elettorale che ha coinvolto da poco nella scuola quasi un milione di aventi diritto, ci sovviene il distico: ‘Chi è causa del suo mal, pianga se stesso’ (anche quelli che invece di votare sono rimasti a casa).

Stefano d’Errico (Segretario nazionale Unicobas)

CICCIO SCRIMA (EX SEGRETARIO CISL SCUOLA) ELETTO QUASI ALL’UNANIMITA’ PRESIDENTE DEL CSPI

Questa mattina Francesco Scrima, detto Ciccio, è stato eletto quasi all’unanimità Presidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: su 36 membri, due soli astenuti. Scrima ha ottenuto pieno gradimento da tutte le sigle sindacali: 9 voti dalla Cgil, 3 dallo Snals, 2 dalla Cisl, 1 dal sindacato sloveno ed 1 dal sindacato altoatesino.


Scrima è stato segretario nazionale della Cisl Scuola sino a quando è andato in pensione, a fine 2015. Poi è stato nominato al Cnel (ancora ‘vivo’ nonostante le dichiarazioni di ‘soppressione’), ed il Cnel l’ha nominato fra i membri del Cspi, da dove ha ‘spiccato il volo’ diventandone Presidente.
Determinanti i voti della Cgil (9 sui 18 membri elettivi), i cui rappresentanti, dopo l’annuncio della candidatura avanzata dallo Snals, ne hanno fortemente perorato la causa sperticandosi in pubblici elogi.
Tutti i membri del Cspi (Amministrazione compresa) lo hanno votato: 34 voti a favore. Due soli astenuti: i consiglieri dell’Anp.
Che significato politico ha l’elezione di Scrima? Semplice: dopo la fine della cd. ‘Prima Repubblica’, la scuola è ancora la principale depositaria del manuale Cencelli, e resta, come sempre ‘democristiana’.
Miracolo delle geometrie variabili di stampo doroteo, la Cisl, il sindacato che, fra i cd. ‘maggiormente rappresentativi’ ha sofferto di più la crisi di consensi proprio nelle elezioni relative al Cspi tenutesi lo scorso Aprile, quello che è sceso pesantemente in termini di voti, raccogliendo solo 2 seggi (rispetto ai 5 precedenti), oggi dirige l’organismo più importante della scuola italiana.
Non è una novità: da anni denunciamo una sorta di ‘Yalta sindacale’ italiana: le OOSS tradizionali, sin dal dopoguerra, si sono spartite le sfere di influenza: a ‘mamma’ Cgil il settore privato ed a ‘nonna’ Cisl il pubblico impiego, con la Uil a raccogliere gli ‘avanzi’. Nello specifico, la Scuola politicamente è sempre stata dominio incontrastato della Cisl. Del resto, trattasi di un dicastero che la Democrazia Cristiana, quando controllava la scena politica ha ceduto solo una volta.
Stretta fra ideologia pan-operaista (Cgil) ed impiegatizzazione (anche clientelare) (Cisl), e secondo le volontà egemoniche espresse dal regime di una casta che, per ovvi motivi, ha sempre mirato a controllare l’educazione, la Scuola, nonostante tutt’ora ciò venga palesemente negato dallo specifico stato giuridico dei docenti, è stata fatalmente inserita nel calderone del lavoro subordinato, alla ‘faccia’ della libertà d’insegnamento e dell’autonomia professionale.
Ai tempi di Renzi, con la chiusura del cerchio di una manovra iniziata dal Governo Amato con il Dl.vo 29 del 1993 che, in linea con quanto concordato all’epoca con i vertici della Triplice, già definiva i presidi ‘datori di lavoro’, gli ‘equilibri’ vengono confermati alla grande.
Lo sappia, la categoria. Lo sappiano quanti hanno votato Cgil sull’onda delle ‘grandi mobilitazioni unitarie’ contro l’approvazione della L. 107, quelli che ancora stanno ‘aspettando’ il famoso Viet Nam nella scuole, promesso a Luglio dai Confederali, dallo Snals e dalla Gilda.
Il Cspi s’è insediato da quasi 9 mesi. Sinora non ha mai trovato ‘tempo’ per esprimersi neppure ‘telegraficamente’ contro la cd. ‘Buona Scuola’. Neppure la tragica condizione nella quale è stato gettato il mondo dell’Istruzione pubblica ha suggerito una levata di scudi da parte delle sigle ‘tradizionali’. I consiglieri erano troppo occupati nello studio del manuale Cencelli per definire gli equilibri di potere che, ‘ovviamente’, vengono riconfermati a vantaggio del sindacato fondato dalla DC, struttura democristiana sopravvissuta alla (solo apparente) crisi della ‘balena bianca’: il più moderato e più gradito ai moderati (ed al Governo).
Che dire? Non trattandosi in fondo che del risultato ultimo di una tornata elettorale che ha coinvolto da poco nella scuola quasi un milione di aventi diritto, ci sovviene il distico: ‘Chi è causa del suo mal, pianga se stesso’ (anche quelli che invece di votare sono rimasti a casa).

Stefano d’Errico (Segretario nazionale Unicobas)