PIANO SCUOLA CGIL ANNUNCIATO OGGI IN CONFERENZA STAMPA DAL SEGRETARIO PANTALEO (onesto lavoratore tessile):
ORARIO: Dice no la Cgil: no alle sei ore settimanali di lavoro in più per le supplenze degli insegnanti interni, “Sì”, però, all’emersione dei carichi di lavoro “oltre le attuali ore d’insegnamento” (‘TRADOTTO’ vuol dire 3 ore di aumento d’orario settimanale per i docenti, ma, dice Pantaleo, senza aumento d’orario cattedra: allora sono 3 ore per funzioni burocratiche, perché ‘fare emergere il lavoro sommerso’ (che viene svolto – e non pagato – comunque) La CGIL scopre le carte:più ore a scuola (il resto è demagogia)significa farselo retribuire, non inventarsi 3 ore in più standard per tutto l’anno, così che quando devi correggere compiti in classe e ti servono 7 ore te ne riconoscono 3 e quando per fortuna non hai nulla da fare devi fare mera presenza (che poi il dirigente avrà agio di ‘riempire’ agevolmente).
Infine, la formazione obbligatoria. La vuole il governo, ora la vuole anche la Cgil, “fatta in orario di servizio”: VUOL DIRE AGGIORNAMENTO OBBLIGATORIO a scuola secondo i canoni dei carrozzoni degli Irre (ex IRRSAE), Indire, INVALSI. Ed infatti PER LA PRIMA VOLTA la CGIL si esprime A FAVORE DELLA VALUTAZIONE DEI DOCENTI E DEI TEST INVALSI, anche se “i test Invalsi vanno rivisti”. STIPENDI E SCATTI: Il nuovo contratto, nell’idea della Cgil, dovrebbe portare gli stipendi alla soglia dei 1.500 euro netti al mese (oggi SAREMMO 130-150 euro lontani), mantenere gli scatti d’anzianità affiancando a questi forme di avanzamento stipendiali legate a incarichi e professionalità. Niente premi legati a nuove carriere (“stimolerebbe un’eccessiva concorrenza tra insegnanti”), sì ad aumenti per chi lavora in condizioni difficili (“cinque anni allo Zen di Palermo”). La Cgil scuola è favorevole all’apertura lunga degli istituti scolastici, ma non all’associazionismo che si sostituisce ai bidelli. Pretende solo soldi pubblici, perché “la privatizzazione della scuola voluta dalle molte lobby operanti accrescerebbe le distanze di ceto”. E dice “no” anche ai presidi “padroni della scuola”: non possono decidere “di carriere, soldi e domani magari anche di assunzioni”. Peccato che PER LEGGE NON si possano avere aumenti superiori all’inflazione programmata (e neppure al dato Istat), programmata dal Ministro dell’economia (nostra parte datoriale) grazie al Decreto legislativo n.°29/93, quello che ci ha inseriti nel calderone indistinto del PUBBLICO IMPIEGO (lasciando fuori invece i docenti universitari, i magistrati, i militari di carriera, etc.) voluto da CGIL, CISL, UIL, & C. ai tempi del Governo Amato e che i DIRIGENTI SCOLASTICI li abbiano voluti sempre loro (ed anche lo SNALS) al posto dei presidi contrabbandandoli con la cd. ‘autonomia’, chiamandoli addirittura nel Contratto Nazionale (dal 1995) ‘DATORI DI LAVORO’ (ecco perché, se non si esce da quella gabbia normativa, diventeranno anche quelli che assumeranno, valuteranno e licenzieranno a piacimento). Peccato che proprio il Dlvo 29/93 ELIMINA GLI SCATTI D’ANZIANITA’ (che oggi, per questo, vengono pagati con il fondo di istituto – togliendoli agli straordinari ATA ed ai progetti – perché, come ‘capitolato’ a sé la legge li vieta). PECCATO CHE LA CGIL NON VOGLIA USCIRE DAL CAMPO DI VIGENZA DEL DLVO 29/93 E CI VOGLIA NEL PUBBLICO IMPIEGO, così, con questo infingimento, ci può anche aumentare l’orario, non riconoscere il nostro RUOLO PROFESSIONALE, infischiarsene della specifico della funzione docente, nonché della libertà di insegnamento, e metterci a servizio della casta (quella sindacale compresa)… Peccato che la distanza che ci separa dai colleghi europei (con medesimo orario e scatti d’anzianità) sia pari ad una media di almeno 1000 euro netti (e non 150).