La prima stortura della previdenza integrativa italiana è nella stessa legge istitutiva, che la dà in appannaggio al risparmio gestito.
Ma anche l’organo di vigilanza, la Covip, ci mette del suo, contribuendo a ridurne la trasparenza e aumentarne i costi, dilettandosi anche a travalicare il proprio ruolo.
Cominciamo da quest’ultimo punto: a essa non compete spingere le vendite. Invece recentemente ha diffuso una pubblicità di otto pagine, ridondante di affermazioni tendenziose, se non false: “Previdenza complementare: 8 passi verso il futuro”.
I pochi elementi positivi sono enfatizzati, i tanti negativi furbescamente occultati: l’assenza di trasparenza e di protezione dall’inflazione, l’irreversibilità dell’adesione ecc. Viene sbandierata la tassazione all’11% “rispetto all’aliquota del 20% applicata alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario”. Una presa in giro, perché in prevalenza i risparmiatori italiani pagano solo il 12,5% sui buoni postali, titoli di Stato italiani, tedeschi ecc. Il prospetto, benché da essa firmato, addirittura riporta in terza persona che “il sistema è vigilato da un’Autorità dedicata: la Covip”, il che avvalora l’impressione che provenga da un’agenzia di pubblicità.
Ma soprattutto è grave la circolare prot. n. 3904 del 13-6-2014, che mira a facilitare l’impiego dei soldi dei fondi pensione in investimenti quali i fondi immobiliari, che sono il peggio del peggio per assenza di trasparenza e rischi di malversazioni. In essa la Covip indica anche come comportarsi qualora “i costi di detti strumenti siano superiori alle commissioni applicate ai fondi pensione” e consente “fin d’ora di prevedere un superamento del divieto di cumulo dei costi”. I risparmiatori pagano, l’industria parassitaria del risparmio gestito ringrazia (e incassa).
A rincarare la dose ecco il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello, che spaccia per “ragionevole considerare omogenei con i mandati obbligazionari i fondi che investono nelle energie rinnovabili”. Sono fondiimmobiliari, ma i gestori vorrebbero aver carta bianca per metterli impunemente al posto di Btp e obbligazioni.
Conclusione: un risparmiatore prudente eviterà di versare soldi nella previdenza integrativa e tanto meno, se non l’hanno già incastrato, il proprio TFR.