CONTRATTO, MERITOCRAZIA D’AZIENDA, REGIONALIZZAZIONE ED ECONOMIA DI GUERRA,
a Roma, ore 9.30 MANIFESTAZIONE MINISTERO ISTRUZIONE
L’inflazione erode almeno 160 euro netti medi, mentre gli “aumenti” concordati fra governo e sindacati confederali non ne recuperano neanche la metà. Per i 4 anni passati senza contratto arriverà mediamente una mancia pari a 20 euro mensili, con la scuola italiana che continua ad essere la peggio retribuita dell’Unione Europea.
Di contro, le norme sul nuovo reclutamento sono del tutto inaccettabili e i diritti dei supplenti vengono massacrati da un algoritmo demenziale, mentre resta pendente l’impostazione di una formazione di regime tramite forme di aggiornamento guidato dai dirigenti, che puntano alla gestione discrezionale del personale tramite differenziazioni stipendiali e l’assunzione diretta.
Intanto, dietro la bandiera di un presunto “merito” dei docenti, emerge chiaramente un’ulteriore aziendalizzazione gerarchica e burocratizzazione della scuola con l’abbandono degli alunni più poveri, fragili e disagiati, destinati all’introiezione di competenze meramente esecutive per il mercato del non-lavoro ed il precariato a vita. La cosa fa il paio con il disegno di legge sull’autonomia differenziata, al quale ci opponiamo senza mediazioni perché produrrebbe lo sfaldamento totale del sistema formativo del Paese, abbandonando al loro destino la maggior parte delle scuole italiane, quelle fuori dalle regioni più ricche.
Diciamo basta alle morti di studenti impegnati in stage (quattro morti in meno di un anno) e PCTO, resi vergognosamente obbligatori, che si sommano ai tre morti sul lavoro in media al giorno nel Paese.
Bocciamo l’ulteriore restringimento del diritto di sciopero, in arrivo per fornire ai dirigenti (in violazione di ogni norma) persino la possibilità di sostituire colleghi e colleghe durante le lotte e pretendiamo la revisione generale delle norme sulla rappresentanza sindacale che oggi assegnano ai sindacati “pronta-firma” il monopolio dei diritti e delle garanzie, persino relativamente alle assemblee in orario di servizio.
Una scuola degna di questo nome ha invece bisogno di un forte investimento, sia per le retribuzioni, per recuperare il potere d’acquisto perso e ridurre significativamente il gap col resto d’Europa, sia per sanare l’ottanta per cento delle scuole attualmente non in sicurezza, eliminare il fenomeno delle classi-pollaio, facendo scendere a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 in presenza di diversamente abili) e rilanciare il tempo pieno. Per questo, e per i rischi da Covid 19, occorre l’assunzione di un numero adeguato di docenti ed ata e la soluzione definitiva del problema del precariato, assumendo i docenti con 3 anni di servizio e gli ATA con 2, ricavando le risorse necessarie con la drastica diminuzione delle spese militari (sempre invece in crescita), la tassazione degli extra-profitti maturati con l’aumento dei costi energetici, un adeguato utilizzo delle risorse del recovery-fund.
Cobas Scuola e Unicobas Scuola & Università