Cib Unicobas

sito della confederazione italiana di base CIB Unicobas, sindacato di base, libertario ed autogestionario

Caro Paolo Latella, non ci siamo. L’Unicobas non è il sindacato dei 5 Balle!

Quando è iniziata l’emergenza corona-virus e tu hai preso le posizioni che rivendichi, sulla didattica a distanza la Segreteria Nazionale dell’Unicobas ha scritto (testualmente – vd. Comunicato del 4 Marzo 2020): “possiamo comprendere che singoli o più insegnanti, avendo a cuore il futuro dei propri studenti, facciano la legittima scelta VOLONTARIA di interagire con alunni e famiglie. Anche nel nostro sindacato la Federazione di Lodi apprezza questo impegno. Non è certo una contraddizione insanabile, in un sindacato di base e libertario.

Ma altrettanto legittima è la posizione nazionale dell’Unicobas, col ribadire che tali onorevoli scelte (anche per avere il valore etico che meritano), devono essere volute e ricercate dai singoli, mentre mai possono venire imposte o venire interpretate come un avvallo ad imposizioni d’autorità, che sarebbero assolutamente illegittime, da parte del Ministero o di singoli dirigenti scolastici”.
-Massimo rispetto, quindi, ma non è bastato. Anzi, nell’ultima telefonata intercorsa fra noi, il 19 Marzo, immediatamente prima di iniziare quest’opera pubblica di dissociazione dall’Unicobas, tu, caro Paolo, mi hai confessato di non aver neppure letto quel comunicato nazionale che ti era stato spedito via mail e che tutti sul web hanno visto perfettamente per settimane. Cos’è quindi, uno scherzo? Hai deciso di dissociarti dalla posizione del sindacato senza neppure conoscerla? Infatti, la tua mail che preannunciava “dimissioni irrevocabili” ci era già arrivata alle 7 del mattino di quello stesso 19 Marzo, prima che ti telefonassi. Forse hai scambiato il sindacato per il web, le nostre posizioni con le schermaglie intercorse fra presidi dittatori, te, e quanti fanno quel che possono e si sentono di fare, in scienza e coscienza, non accettando invece la didattica a distanza come OBBLIGO IMPOSTO, visto che nessuna norma contrattuale o mansionario la prevedono (tantomeno che venga irreggimentata da Max Bruschi o dai suoi amici della Trellle e dell’Anp). Ma sei stato sordo anche al web.
-Intanto avevi già deciso di non denunciare pubblicamente una singolare, ambigua telefonata che tu hai ricevuto da Max Bruschi, nella quale egli ti chiedeva sibillino “per quale motivo ti eri ostinato negli ultimi tempi a contrastare il ministro Azzolina” sui mancati controlli alle scuole private (e non solo). Senza condividerla, abbiamo rispettato anche questa scelta ma, visto che ci tiri in ballo e che il quadro deve essere completo, ora non possiamo tacere. Ti consiglio di non negare, perché mentre mi raccontavi la cosa via cellulare il viva-voce era attivo e nella stanza non ero solo.
-Poi hai fatto passare sui social la posizione della Federazione di Lodi come fosse dell’Unicobas della Lombardia, inviando persino note al Ministero a nome dell’intero sindacato regionale. Questo, quando a Lodi siete 4 iscritti (te compreso), contro le centinaia del resto della regione, da dove invece arrivavano (ed arrivano) continue richieste di patrocinio sindacale contro le assurde pretese di dirigenti allineati al ministero che usano l’emergenza come una clava contro i diritti dei lavoratori della scuola, evase soprattutto dall’Unicobas di Milano che ha sempre avuto la stessa posizione del nazionale. Quando in una qualsiasi struttura collettiva, a maggior ragione in un sindacato, si è in minoranza (e non solo rispetto al nazionale, ma persino rispetto agli iscritti regionali), proprio per rispetto di quegli iscritti tutti devono imparare ad adeguarsi, almeno presentando la propria (legittima) posizione per quella che è: personale e/o di minoranza. In questo caso la posizione di una Federazione provinciale (quella di Lodi). Tanto più che un sindacato libertario e federalista come l’Unicobas consente ed ha sempre consentito queste differenziazioni. Ma tu no, hai continuato a parlare per la Lombardia e (sbagliando) abbiamo lasciato correre.
-Di seguito, abbiamo dovuto sopportare un quadruccio periferico della Flc-Cgil, in arte “giornalista”, tale Lucio Ficara che, dando fondo alla neolingua creativa (punteggiatura e consecutio compresi) che lo contraddistingue, additava sul web al pubblico ludibrio il “liberismo” dell’Unicobas, secondo lui testimoniato dal fatto che un nostro noto esponente, Paolo Latella, indicava ai docenti di seguire gli ordini dei dirigenti anche quando non sono legittimi, esattamente come la Associazione Nazionale Presidi. Per evitare di scatenare una tempesta in un bicchier d’acqua, e siccome conserviamo il senso dell’umorismo, abbiamo glissato anche su questo, senza che tu, pur chiamato direttamente in causa con riferimenti dialettici neppure troppo nascosti, sentissi il minimo bisogno di intervenire, magari chiarendo le tue tesi che sono ben diverse da quelle dell’Anp (o almeno così voglio ancora sperare).
-Ma su questa cosa della didattica a distanza dobbiamo purtroppo soffermarci oltre. Caro Paolo, come siamo messi in pedagogia o a proposito dell’ambito metodologico-didattico? Tu sei abituato a lezioni di informatica, quelle che prevedono una quotidiana frequentazione della rete. Ma sei sicuro che lo stesso valga per la filosofia, la storia, il latino e il greco? E cosa ne sai della “didattica a distanza” in ordine alla scuola dell’Infanzia, alla Primaria, alla Secondaria di primo grado? Hai mai considerato il sequel di obiezioni pedagogiche che una siffatta impostazione (falsamente “modernista”) comporta? Per esempio:
1) Solo chi non conosce nulla di metodologia e didattica può parificare la presenza a distanza con l’efficacia dell’insegnamento diretto e della comunità educante, né si può negare che l’apprendimento è fenomeno collettivo garantito soprattutto dall’interazione diretta e dal gruppo-classe. Ciò vale anche e soprattutto per la didattica laboratoriale, della quale la Scuola Elementare italiana era maestra prima delle controriforme degli ultimi 30 anni. Nondimeno, parlare acriticamente di didattica a distanza per le Scuole dell’Infanzia e Primarie è quantomeno ridicolo. Per non parlare di tutte le forme di inclusione ed integrazione, ove la relazione diretta e di gruppo è davvero determinante, a cominciare dalle necessità dei diversamente abili (laddove l’interazione telematica funziona meglio, ma praticamente quasi solo con un rapporto de visu). Chi dirige il Ministero, come chiunque si vanti del titolo di “docente”, tutti dovrebbero studiare almeno la storia del Movimento di Cooperazione Educativa dei tempi di Mario Lodi.
Poi gli infervorati dei miracolistici effetti dell’insegnamento a distanza sono spesso gli stessi che criticano da anni la lezione frontale, senza neppure comprenderne la contraddizione patente: l’insegnamento a distanza è spesso mimesi e mimica della lezione frontale, né i supporti informatici interattivi possono ovviare a questo, somigliando, più che alla necessaria creatività didattica, ai famosi e tanto contestati “compiti a casa” che molte scuole oggi vorrebbero imporre in quantità industriali, nella vacatio dell’interazione scolastica, tramite il famoso registro elettronico. Infine, i principali fautori dell’insegnamento a distanza (Treellle e Confindustria) sono gli stessi che da anni vorrebbero assoggettare la Scuola pubblica ai loro appetiti affaristici, alle loro private agenzie “educative” imprenditoriali e di tendenza, alla dottrina della chiamata diretta, alla cattiva sQuola renziana: istituti dei quali l’insipienza populista dei 5 Stelle predicava l’abrogazione in campagna elettorale, conservandoli gelosamente – altro che abrogazione della L. 107/15! – e spalleggiandoli invece apertamente nell’oggi.
2) Il mito post-moderno della digitalizzazione deregolamentata ed approssimativa ha già distrutto, fra le altre, la “scuola” finlandese, decaduta persino nelle classifiche Ue a quiz dal 2015. Molto di recente, contestando la trasmissione “Presa Diretta”, abbiamo ricordato come diverse recenti analisi sviluppate da matematici e studiosi di problemi dell’insegnamento finlandesi (ricordiamo articoli pubblicati da G. Malaty, E. Pehkonen, O. Martio e altri) mettono in luce – in primis un appello firmato nel 2006 da Kari Astala, professore all’Università di Helsinki, e da più di altri duecento professori -, quanto le classifiche Pisa indichino soltanto una verità parziale circa le abilità matematiche dei bambini finlandesi, mentre, di fatto, proprio dalla Finlandia ci dicono (testualmente) che “le conoscenze matematiche dei nuovi studenti hanno subito un declino drammatico”. Ma l’esempio più calzante di educazione a distanza è rappresentato dalla scuola australiana, che contemplava addirittura l’utilizzo di un comune apparecchio televisivo (ora di computers), per il cui tramite raggiungere gli alunni dei centri sparsi sul territorio, con pochi insegnanti per migliaia di fruitori passivi.
Sinceramente non ci pare il massimo, mentre è del tutto evidente come simili prassi siano tipiche del liberismo più vieto: lo stesso che ha tagliato in Italia 80mila posti letto, chiuso interi ospedali e centinaia di presidi medici, nonché distratto 37 miliardi di euro dalla Sanità (andati in parte persino alle strutture private). Questa è l’altra faccia dell’emergenza che stiamo drammaticamente vivendo. In pochi dicono che la vera vergogna è costringere medici ed infermieri – che cominciano a morire a decine, in prima linea senza spesso neppure le mascherine -, a dover dare priorità a chi ha più possibilità di sopravvivere. Lo stesso liberismo che ha desertificato le ferrovie periferiche (soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia) per costruire la Tav, lucrato sul Mose e cercato persino di chiudere le scuole di montagna.
I “gazzettieri” dei media italioti rilanciano continuamente canzonette dai balconi ed inni nazionali stonati, ma non vanno a respirare l’aria dei vagoni-pollaio riservati ai pendolari, costretti ad andare al lavoro con lo stesso affollamento di prima dell’emergenza solo perché le privatizzate ferrovie locali (cominciando dalla lombarda “Trenord”), dopo la riduzione dei biglietti, solo per risparmiare hanno deciso di ridurre le corse. Mentre sono già cadute nel nulla le denunce contro il legaiolo governatore Fontana, muto con Trenord, ma responsabile di aver trasmesso alla Cnn la bozza del primo Dpcm importante, provocando lo spostamento improvviso di centomila meridionali corsi al Sud ad infettare parenti ed amici senza che la ministra dell’interno Lamorgese avesse pensato minimamente a chiudere preventivamente le stazioni. Questa è la situazione, o credi che – siccome c’è l’emergenza – neanche questo si debba dire contro il governo? Un governo che ha bloccato l’effettuazione dei tamponi su larga scala, unico modo per cercare gli asintomatici, incapace di capire la lezione della Corea. Hai pensato davvero alla situazione che vivono gli studenti e le loro famiglie, spesso senza connessioni e strumentazioni adeguate? Didattica a distanza o meno, serve un provvedimento che salvi l’anno scolastico, altro che le circolari di Max!
Forse, proprio perché prima di essere un sindacalista sei un insegnante, e proprio per cercare di evitare agli studenti italiani di subire più danni che benefici dalla didattica a distanza, se ti fossi degnato di approfondire gli studi e la vasta letteratura in materia avresti potuto evitare questa sorta di “guerra di religione”, acritica e pedissequa, senza senso né quartiere, che hai intrapreso. Sai chi sta dietro il potente armamentario “globale” della didattica a distanza? Quello delle lauree on line senza un giorno di presenza in un’aula universitaria? Chi da anni, oltre alla fondazione Agnelli, auspica una fortissima riconversione telematica? Un “pezzo grosso” del settore “Education” dell’Unesco è l’ex ministra, la renziana Stefania Giannini!
-Ma non è finita: hai anche contestato pubblicamente la scelta dell’Unicobas nazionale di protestare per la revoca IMPOSTA dallo stato sia allo sciopero scuola del 6 Marzo, che a quello (proclamato per il privato) per la parità di genere: come se, sussistendo il dovere di essere in servizio (ed il 6 lo era quasi tutt’Italia – il 9 tutti gli operai) decadesse il diritto di sciopero. E (sbagliando un’altra volta) abbiamo lasciato correre (senza neppure ribattere).
-Poi, con la collaborazione delle OOSS pronta-firma, il Governo ed il Ministro Azzolina hanno deciso di mettere a repentaglio la salute del personale Ata, obbligandolo al servizio quando sono stati chiusi persino i cinema ed il campionato di calcio (che non può disputare partite neppure a porte chiuse) e vietate le riunioni in tutto il pubblico impiego. Sono poi stati costretti ad imporre la turnazione “senza recupero”, inventandosi però metodi “bruschi”: ovvero, in pieno conflitto col codice civile, l’imposizione dell’uso delle ferie pregresse.
Ma soprattutto molti dirigenti hanno imposto al personale Ata la sanificazione degli edifici scolastici, senza mascherine, materiali e competenze adeguate (quando persino dopo l’uso dei plessi come sedi di seggio, ed a maggior ragione nel corso di una pandemia, la sanificazione è in capo alle Asl). Quindi, con l’ultimo decreto il governo ha imposto alle scuole di acquistare materiale che ancora non è arrivato, continuando a destinare in linea generale agli Ata la “sanificazione” medesima.
-Parimenti, dall’inizio sino ad oggi, il governo ha deciso di mantenere assolutamente aperti, come se niente fosse, gli istituti con maggiore promiscuità: Convitti ed Educandati, strutture residenziali. Nonché di imporre agli educatori, contro il contratto, mansioni da portiere e sanitario.
Ma tutto questo non ti ha minimamente toccato: unica preoccupazione la didattica a distanza! E, nonostante tu rappresentassi questo sindacato, e non solo i docenti, bensì tutte le qualifiche – sbagliando ancora – non ti abbiamo detto nulla.
-L’Unicobas, legittimamente, per più di due settimane praticamente da solo, ha ribadito la normativa: un dato di fatto non opinabile, perché i decreti del governo non citano o modificano lo stato giuridico (né avrebbero potuto farlo), i Dprr 416 e 417/74 (sovraordinati) sugli organi collegiali, il Ccnl, il mansionario, gli obblighi di funzione docente, né il mansionario Ata, tanto meno le norme sul diritto alla salute. Lo stesso vale anche per le circolari unilaterali del Miur (tutte, compresa quella di Bruschi del 17 Marzo). Ma tu ti sei risentito: secondo te i diritti dei lavoratori disturbano?
Hai continuato a scrivere cose del tutto destituite di fondamento, come un presunto obbligo (che contraddice le norme sulla certificazione della presenza) di firma del registro digitale; la presunta validità delle riunioni on line; addirittura la presunta validità della valutazione a distanza (magari anche per la consegna di diplomi certificati per legge), semplicemente senza valore, normativamente parlando, anche con riferimento alla privacy. Quella forma di valutazione che ora sarebbe anche oltremodo discriminatoria, visto che la maggior parte degli alunni – e non è solo un problema tecnologico, di hardware o software – non è in grado di seguire o rispondere adeguatamente a delle prove complesse, né la maggior parte dei docenti risulta formato ed adeguatamente preparato per valutare a distanza (ammesso che si possa farlo senza disparità e rischi per nessuno).
-Poi arriviamo alla fine.
*Proprio quando i tanti che hanno dignità nella Scuola si sono ribellati alla nota da dictator di Max Bruschi, nelle intenzioni assolutamente impositiva ma priva del minimo riferimento normativo.
*Proprio quando, prima l’Anief, poi i Cobas sono scesi in campo.
*Quando siamo riusciti a trascinare finalmente sul terreno della difesa delle norme e dei diritti dei docenti (ma ancora non degli Ata) anche Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
*Proprio quando una decina di dirigenti s’è permessa di dichiarare boutades assolutamente antidemocratiche, come “Sindacati lasciateci lavorare!” (ed intendono che le scuole siano “Cosa Loro”, paventando ciò che lo Statuto dei Lavoratori chiama COMPORTAMENTO ANTISINDACALE – un reato penale).
*Proprio quando da moltissimi istituti di tutt’Italia ci giungono notizie allucinanti, di dirigenti che hanno convocato Collegi dei docenti persino dopo il divieto di riunione nel settore del lavoro pubblico, contagiandosi essi stessi e mandando in isolamento tutti gli insegnanti della scuola, o che vengono denunciati mentre organizzano barbecue nel giardino con gli studenti, o di insegnanti ammalatesi a decine, alcune delle quali denunciate perché mandate d’ufficio a portare libri o computers nelle case degli alunni. *Proprio quando gli articoli de “La Tecnica della Scuola” che riportano le nostre posizioni ricevono tassi di gradimento altissimi (l’ultimo 15mila e 150mila contatti), dimostrando che stiamo facendo un intervento improrogabile e corretto.
*Proprio quando da tante province colleghi e colleghe, docenti ed Ata, s’appellano a noi perché li si difenda da mille soprusi quotidiani. Ma sai quanti sono quel tipo di dirigenti nella scuola post-renziana, quelli che, invece di rispettarli e ringraziarli per quanto comunque, tutti stanno facendo (docenti ed Ata), hanno preso la palla al balzo per denigrarli e vessarli imponendo persino cose che vanno molto oltre lo sciocchezzaio ministeriale?
*Proprio quando l’Unicobas ha chiesto, urbi et orbi, segnatamente le dimissioni di Marco Bruschi (detto Max), il maggior responsabile di tutto ciò, sei rimasto alzato una notte per scrivere che esci dall’Unicobas! Il perché l’hai scritto: “Non condivido (…) la scelta di attaccare in questo momento le istituzioni, non condivido la scelta di difendere chi non vuole svolgere l’attività didattica a distanza, non condivido l’idea e la paura che il progresso tecnologico possa in qualche modo ridurre o cancellare del tutto la presenza dell’insegnante in classe, non condivido l’idea che dietro tutto questo ci sia un piano strategico per aziendalizzare e privatizzare la scuola pubblica laica statale”.
Ovvero, fammi capire: non si può andare contro il governo? Dopo 12 anni in un sindacato libertario non hai ancora capito qual è il punto: un sindacato non può essere (come Arlecchino) servitore di due padroni. E questo varrebbe per QUALSASI sindacato, anche se i lavoratori italiani sono stati abituati al contrario. Eppure, come testimonia il video che ti posto qui sotto, te l’abbiamo detto più volte ed in tutte le lingue.
Sai che ti dico? Sarebbe stato meglio ti fossi fermato ad un’altra frase: “Mi rivolgo anche al Governo, al ministro dell’Istruzione, a tutte le forze politiche, non è questo il momento di messaggi subliminali che di fatto rischiano di lanciare sfide alle scuole e mettere gli uni contro gli altri. È importante dare strumenti certi per garantire i servizi essenziali per la formazione dei nostri studenti, senza provocare stress a nessuno, né a dirigenti, né a docenti, né a famiglie e né agli studenti”.
Scrivilo a Marco detto Max (e vedi se ti ascolta)! Per ora “Max”, felice come una Pasqua, sta facendo facendo girare in tutto il web il link del tuo intervento anti-Unicobas, e lo fa persino DI PERSONA, come DIMOSTRA lo screen shot che ho postato a capo di questo intervento. Un grande, ottimo risultato!
-Ma per favore: recupera un po’ di lucidità! È il momento di prendersela con noi? È l’Unicobas il responsabile di trent’anni di distruzione della scuola pubblica italiana? Con te abbiamo usato il massimo della pazienza e del rispetto: cosa ci vuoi imputare?
Sotto il profilo personale, della simpatia e dell’amicizia, per me non cambia molto. Come dici tu stesso: “gli amici rimarranno sempre amici e il rispetto delle idee degli altri è il valore che ci distingue”.
Solo che tu l’hai messa sul piano politico. Allora devo aggiungere che resta la stima per il grande (e rischioso) lavoro sul pianeta sommerso delle scuole paritarie illegali grazie al “Libro nero della scuola italiana”. Stima per la denuncia del mancato controllo delle presenze, della prassi di non retribuirne i “docenti” che, a loro volta, ottenuti 12 punti l’anno, dopo essersi piegati a far da schiavi superano nelle graduatorie i colleghi precari della scuola pubblica. Stima per la denuncia inascoltata dal ministero, che fa solo qualche controllo ogni tanto, dai tempi della Carrozza a quelli della Azzolina.
Quella stima resta invariata per il passato. Ma purtroppo temo che oggi si corra il rischio di barattare quel lavoro egregio con l’olimpico nulla (di fatto) che hai ottenuto dal Movimento 5 Stelle, nonostante tu gli sia stato appresso per anni, perché, fra granatine ed azzoline, ti stanno prendendo (e portando) in giro da tempo. Persino con disegni di legge varati da un 5 Stelle e dichiarati inammissibili da un altro 5 Stelle presidente della Commissione Cultura.
È più di un anno che ti stanno facendo fare un bel giro in carrozzella. Una cosa che hai constatato e dichiarato tu stesso più volte (basta scorrere la tua bacheca)! Purtroppo però da questo ginepraio non sai uscire, sei ondivago e ci ricaschi in continuazione.
Ma se non miri ad altro, stai tranquillo che fuori dall’UNIcobas, su queste tematiche troverai solo sordi. Un Movimento 5S che, come il Pd, per ovvi (e scadenti) motivi non si mette contro le lobbies. Vale anche per quasi tutto il resto del mondo sindacale. Credi davvero che, pur dando la priorità al mero interesse elettorale, se non a prosaici “guadagni” sindacali di giornata (che fruttano lauti ricorsi), qualcuno di costoro voglia rendersi “antipatico” ai precariucci delle paritarie ? A coloro i quali – scavalcati quanti hanno lavorato solo se spettava loro, seguendo le graduatorie delle scuole pubbliche -, assunti in massa, stanno modificando geneticamente la categoria?
Lontano da noi, troverai quel che c’è sempre stato. Chi ha distrutto la democrazia sindacale, fornendo ai sindacati di stato persino il monopolio del diritto di assemblea, imponendo in più elezioni-farsa nel mondo del lavoro, non nazionali e non a suffragio universale, come chi intende lasciar tutto com’è. Chi s’oppone con tutte le forze all’uscita della Scuola dal pubblico impiego e dalle regole che impediscono aumenti contrattuali di stampo europeo e superiori all’inflazione “programmata”, chi ha imposto la figura del dirigente-padrone che nega ogni collegialità (e non certo chi vorrebbe il preside elettivo), chi non vuole assolutamente l’istituzione di un vero Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione con elezioni democratiche a suffragio universale nella categoria, capace finalmente di redigere quel codice deontologico della funzione (professionale) docente che invece vai cercando a tentoni fra i miti e le nebbie del missionarismo dell’emergenza e della didattica a distanza. Perché, mettiti l’animo in pace, così è sia nel mondo sindacale (per lo più di partito) che in quello politico.
Se quindi sotto il profilo personale tutto ciò può anche non interessarti, sotto quello politico ti sei messo davvero in una strana situazione. Sul piano personale fai pure quello che ti pare, ma sotto il profilo politico-sindacale tu, caro Paolo, ci devi solo delle scuse.
L’UNICOBAS NON È MAI STATO, NON È, E NON SARÀ MAI IL SINDACATO DEI 5 BALLE!!!
Finalmente te ne sei fatto una ragione. Noi faremo altrettanto.