I PRIMI DENUNCINO LE NORME ANTISCIOPERO, I SECONDI NON ENTRINO PER L’INVALSI
– COMUNICATO STAMPA 6.5.2015: APPELLO AGLI STUDENTI ED AI ‘SINDACATONI’: DOPO LO SCIOPERO DEL 5 MAGGIO, MASSIMO DI ‘ALLERTA’. SE SI VUOLE FARE SUL SERIO OCCORRE ‘SCOPRIRE LE CARTE’
Dopo che la base della scuola s’è mossa alla grande leggiamo finalmente dichiarazioni radicali: anche i ‘sindacatoni’ Confederali ed ‘Autonomi’, dismessa la petizione per ‘emendamenti’ e ‘trattative’ sull’irriformabile disegno di legge Renzi-Gianni, dichiarano, come facciamo noi da 9, mesi di volerne il ritiro senza condizioni. Allora è bene parlar chiaro: nonostante lo sciopero plebiscitario del 5 Maggio, col quale gli insegnanti hanno toccato per la prima volta nella storia del Paese percentuali di adesione ‘da metalmeccanici’, nonostante persino il Ministro – di fronte alla chiusura del 90% delle scuole italiane – sia stato costretto a dichiarare percentuali che s’avvicinano al 70%, la battaglia s’annuncia ancora dura.
L’arroganza di Renzi è proverbiale, ed il suo entourage non è da meno. Uno come il sottosegretario Faraone è persino proverbiale, perché persiste nel goffo tentativo di confermare un piano incentrato sullo strapotere dei dirigenti-padroni, parlando (molto a sproposito) di ‘preside-sindaco’. Come ha fatto rilevare Reginaldo Palermo, vicedirettore della più quotata testata del mondo dell’istruzione (‘La Tecnica della Scuola’), costui, dimenticando che il sindaco è elettivo, non solo tradisce (come diremmo alle Elementari) una scarsa ‘comprensione del testo’ ma, si compreso nel cercar di giustificare l’ingiustificabile, tradisce, ignavo della storia, di voler in realtà il ‘podestà’ della Scuola: ‘quel’ tipo di sindaco, appunto nominato dall’alto e padre padrone in orbace della vita dei cittadini, veniva nominato da Mussolini. E fu proprio nel nero ventennio che i presidi vennero insigniti del diritto-dovere di redigere annualmente quella ‘nota di merito distinto’, con la quale, sin dopo il ’68, veniva spesso contestata persino la ‘scarsa’ lunghezza delle gonne delle insegnanti: ecco perché non c’è nulla di nuovo, bensì molto di vecchio, rancido e stantio, ne ‘La Buona Scuola’. La valutazione estemporanea e d’imperio venne eliminata nel 1974 dai Decreti Delegati (Dpr 416 e 417), che introdussero nella scuola della Repubblica il Collegio dei Docenti ed il Consiglio di Istituto, nonché quel Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (oggi Consiglio Superiore), per il quale s’è votato a fine Aprile nelle 8400 scuole della penisola, con il coinvolgimento di circa un milione fra docenti e non, nonostante il governo – obbligato dal Consiglio di Stato – non avesse alcuna intenzione di vederle attuate.
Occorre parlar chiaro: emendare gli errori del recente passato, quando i sindacati ‘maggiormente rappresentativi’ (molti dei quali sono crollati alla prova del voto), accettarono come una benedizione il decreto legislativo 29/93, che impose, anche contrattualmente parlando, al vecchio preside la qualifica di ‘datore di lavoro’: ecco perché oggi il cerchio sta per chiudersi con la chiamata diretta e discrezionale dei docenti (proprio come nelle scuole private), con l’eliminazione persino della titolarità di istituto e la morta gora di un ‘organico’ impiegatizio e senza diritti, in violazione del principio costituzionale della libertà d’insegnamento, senza cooperazione educativa, confronto, democrazia.
Altrettanto occorre fare relativamente alle norme sul diritto di sciopero: così come i docenti, col piano Renzi, nel pubblico (e non solo) sarebbero gli unici a perdere la titolarità sul posto di lavoro, già sono gli unici lavoratori a vedersi scippare l’intera giornata per un qualsivoglia sciopero che si sviluppi oltre un’ora. Si tratta della vergognosa ‘ultrattività’, tramite la quale, già sul finire degli anni ’80, con l’ausilio dei sindacati pronta-firma, cercarono di stroncare il blocco degli scrutini dei nascenti Comitati di base. Se lo ricorda Rino di Meglio che, in rappresentanza della Gilda, ha minaccia sino a ieri questa forma di lotta? Si ricorda che all’epoca, anche contro il suo sindacato, venne stabilito pure ‘l’illegalità’ di un blocco superiore a cinque giorni? Non possiamo prenderci in giro: quegli accordi vanno denunciati, subito, ‘senza se e senza ma’, e lo devono fare proprio i sindacati ‘rappresentativi’ che quegli ‘accordi’ hanno sottoscritto. Se serve, il blocco degli scrutini va fatto, ma sul serio!
Infine lanciamo un appello agli studenti, perché il 12 Maggio, data del rito della ‘sciola’-quiz, giorno della somministrazione dei test Invalsi, più ancora che per lo sciopero che noi sosteniamo, rifiutino di entrare in classe: siano dunque le grandi organizzazioni studentesche, in primis l’UDS, ad aiutarci a dare il colpo decisivo all’infido piano governativo volto a negare anche la libertà d’apprendimento proprio con il piegare all’impostazione confindustriale le prove di valutazione per operare una selezione alla rovescia: quella di una scuola misera, senza saperi critici, quella dell’introduzione di competenze meramente esecutive. Ed anche contro i test Invalsi, in questi anni, i ‘sindacatoni’ non hanno mai fatto uno sciopero, ‘patrimonio’ e ‘tradizione’ solo del sindacalismo alternativo.
Noi, come sempre, faremo la nostra parte. Voi farete la vostra?
Stefano d’Errico (Segretario nazionale)