Renzi mette a disposizione 300 milioni ed intende legare i risibili ‘aumenti’ unicamente alla ‘produttività’. Subito le roboanti dichiarazioni dei Confederali: Cgil: ‘…è inaccettabile’; Uil: ‘…solo 10 euro lordi al mese’. Tutto come da copione, tanto la gente non ricorda quando Cgil, Cisl e Uil (nella scuola insieme a Gilda e Snals) firmarono per 8 euro al mese…
Succederà che, aggiungendo ai 300 milioni di Renzi i 700 mln che sempre Renzi ha risparmiato con rinvii e mancate assunzioni (tutti rubati alla scuola e sui quali, guarda caso, i ‘sindacatoni’ non si sono mai pronunciati), faranno I contratti per 3 mln di ‘pubblici dipendenti’ (dei quali un terzo siamo noi della scuola, che ‘finanzieremo’ così per i due terzi il rinnovo contrattuale di tutti).
A quel punto, dopo un bello sciopero-farsa general-generico del pubblico impiego (che servirà soprattutto a distrarre l’attenzione ed a far dimenticare un anno di lotte contro il piano Renzi), Cgil, Cisl e Uil (e con loro Gilda e Snals) grideranno alla ‘grande vittoria’: avremmo 30 euro lordi (18 netti di media): 16 lordi (9 netti) ad un collaboratore, 22 lordi (13 netti) ad amministrativo, 26 lordi (16 netti) ad un docente dell’infanzia e della primaria, 36 (21 netti) ad un docente delle medie, 46 (27 netti ad un docente delle superiori in posizione apicale a fine carriera). MA OVVIAMENTE IN ‘MASSIMA’ PARTE SOLO COME ‘SALARIO’ DI PRODUTTIVITA’ (cioè FACENDO PIU’ ORE …perché questa è la direttiva di Renzi) ED A FINE CONTRATTO, COMUNQUE NON PRIMA DEL 2018, QUANDO SI VOTA …DOPO 6 (IN REALTA’ 10) ANNI DI BLOCCO DEL CONTRATTO ed una perdita enorme del potere d’acquisto. Perdita non solo a causa della ‘crisi’, perché il nostro salario è già stato falcidiato del 50% col passaggio dalla lira all’euro. Queste sono le condizioni, e sarebbe veramente ridicolo scioperare a fine Novembre con i Confederali per il ‘pubblico impiego’ solo per il ‘gusto’ di vedere in piazza ‘tutti, tutti e tutte, tutte’…!
CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda parlano di contratto, ma fanno finta di non sapere che proprio grazie all’accordo siglato con Tremonti siamo in blocco, che il contratto da biennale (per la parte economica) l’hanno fatto diventare triennale e soprattutto che hanno portato la scuola nel calderone indistinto del pubblico impiego, all’interno del quale vige la regola (DL.vo 29/1993) che gli ‘aumenti’ non possano superare l’inflazione programmata dalla controparte datoriale (Ministro dell’economia). Per questo, dal 1995 abbiamo contratti sempre sotto l’inflazione dichiarata (dato Istat) e reale (incremento vero del costo della vita) e non potremo MAI neppure avvicinarci alla media retributiva europea, ove siamo (tenendo presente anche la diversità dei costi standard) all’ultimo posto, persino sotto Grecia e Portogallo. O si esce dal pubblico impiego e dal campo di vigenza del DL.vo 29/1993, come l’Unicobas vuole da anni, o risulta PERSINO RIDICOLO parlare di stipendi (…europei).
Da allora non esiste più il ruolo, bensì l’incarico a tempo indeterminato (tipico un tempo del supplente annuale), o a tempo determinato per i precari. Ma il ruolo era soprattutto uno scudo a garanzia dell’autonomia della funzione docente e del dettato costituzionale sulla libertà di insegnamento, tipico del lavoratore ‘non subordinato’ e professionale (valutabile, in caso di controversie, solo da chi ha competenze per farlo, com’erano i consigli di disciplina eletti previsti dai Decreti Delegati ed aboliti nel 2008 da Brunetta).
La contestuale trasformazione del preside in ‘datore di lavoro’, annunciava già nel 1993 la figura del ‘dirigente’ e persino la L. 107 con la chiamata diretta e la valutazione discrezionale dei docenti (altrimenti che ‘datore di lavoro’ sarebbe?). Il dirigente, introdotto con la cosiddetta ‘autonomia’ nel 2000, è diventato quindi l’arbitro assoluto di ogni controversia disciplinare, insieme all’Ufficio Scolastico Provinciale.
Dulcis in fundo, la vexata quaestio degli automatismi d’anzianità di docenti ed ata. Il Dlvo 29/93 li cancella del tutto. Nel nostro contratto, da biennali sono stati trasformati in 6 ‘gradoni’. Il risultato è che, anche senza alcun rinnovo contrattuale, oggi avremmo retribuzioni molto più alte se avessimo conservato quegli scatti. Ma è stato solo un ‘percorso a tempo’: il ‘congelamento’ non è che l’anticamera dell’eliminazione formale degli scatti, oggi ‘restituiti’ a danno del Fis (sempre soldi ‘nostri’ per straordinari e progetti).
Che fare? Lo sciopero del 23 Ottobre è al momento l’unica chance per prevenire la manfrina dello sciopero general-generico in arrivo a Novembre, a meno che i Cobas, se hanno davvero a cuore la scuola e l’unità della categoria, non lo dimostrino coi fatti. Uno sciopero insieme e che costringa anche Confederali ed ‘autonomi’ ad uscire allo scoperto? Semplice: basta che i Cobas rispondano a due facili ‘condizioni’: 1) Dichiarino pubblicamente di ‘tenere’ assolutamente lo sciopero del 13 Novembre, SOLO ED UNICAMENTE PER LA SCUOLA, rinunciando a differirlo al 20 (o più avanti) per unirsi a Confederali & C. in una giornata general-generica del pubblico impiego. 2) Dichiarino (naturalmente) di voler condividere l’organizzazione del 13 Novembre per una grande manifestazione di piazza aperta a tutti e di tutti coloro i quali lottano contro l’applicazione della L. 107, senza ‘se’ e senza ‘ma’.
SOLO con tali garanzie, e solo se i Cobas ‘batteranno un colpo’ entro il 17 Ottobre (data ultima stabilita dalla legge per differire lo sciopero) l’Unicobas differirebbe il proprio sciopero dal 23 Ottobre al 13 Novembre.
p. l’Unicobas
Stefano d’Errico
(Segretario nazionale)