L’obbedienza non è più una virtù! È bene che si sappia che il Governo ha fatto i conti senza l’oste. Nelle scuole non ci sono né Renzi, né la Giannini (e persino nella scuola della moglie di Renzi l’Unicobas è il primo sindacato nelle elezioni RSU). L’istruzione pubblica italiana, la peggio retribuita e finanziata dell’Unione Europea, si regge sul volontarismo e la buona fede dei docenti. Ma qualcuno, contro l’opinione generale della scuola e di buona parte della società civile e del mondo della cultura in genere, vuole imporre l’autoritarismo e la demagogia.
Non da Settembre, ma già da oggi basta: abbiamo già dato indicazione di prendere tutti le ferie da subito, così mancherà il numero legale nei Collegi dei Docenti che verranno presto chiamati a votare sul nuovo organico ‘funzionale’. POI, STRUTTURALMENTE, NESSUNA COLLABORAZIONE CON I NUOVI ‘DIRIGENTI SCERIFFI’ (NO VICE, VICE DEL VICE, VICE DEL VICE DEL VICE, ETC.); DIMISSIONI DI VICEPRESIDI E COLLABORATORI; NO FUNZIONI OBIETTIVO; NO ATTIVITA’ AGGIUNTIVE; NO PROGETTI; NO STRAORDINARI, SIA PER I DOCENTI CHE PER GLI ATA, NÉ SOSTITUZIONE DEI COLLEGHI ASSENTI; NO GITE; NO TESTI DELL’INDUSTRIA LIBRARIA (INTERNA A CONFINDUSTRIA E CONFCOMMERCIO TARGATA TRE ELLLE) …NULLA, …POI VEDREMO !
La controriforma è innanzitutto anticostituzionale: 1. Organico territoriale e chiamata diretta. Palese disparità di trattamento sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale ata, nonché rispetto al diritto alla permanenza sul posto di lavoro fra docenti e resto del pubblico impiego (violazione dell’obbligo della parità di trattamento nei confronti degli amministrati). Tutti hanno un posto fisso, anche chi è impiegato su di una linea di autobus, mentre con il ddl 2994 gli insegnanti verrebbero inseriti in un organico cd. ‘funzionale’ senza scuola fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze. Questo vulnus, a regime, investe tutti i docenti, chi andasse in esubero, come chi avesse necessità di trasferirsi. Sugli indifferenziati ambiti territoriali, va sottolineato che, come stabilisce il codice civile: “ogni lavoratore ha diritto, superato un periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a permanere nel suo luogo di lavoro”. Intanto ci finiranno i neo-assunti, con un incarico triennale, apprendistato solo per il ‘tappabuchismo’ spicciolo: costoro moriranno davvero di ‘supplentite’ e saranno licenziabili in questa fase (dopo essere stati reclutati tramite il sistema pubblico, potrebbero quindi venire ‘liquidati’ secondo la mera discrezionalità del dirigente). La definizione dell’organico da parte un dirigente scolastico mai formato all’uopo (poiché dovrebbe avere competenze quantomeno interdisciplinari certificate anche in campo metodologico didattico e su tutte le singole materie), dirigente che comunque non potrà mai avere una posizione di terzietà, essendo interno alle dinamiche di gruppo presenti nell’istituto, è altrettanto negativa della valutazione discrezionale dei docenti. Il tutto senza bilanciamento alcuno dei poteri e nell’assenza assoluta di qualsiasi criterio di riferimento. Criteri del tutto fumosi sono anche quelli indicati rispetto alla ‘valutazione’ dei dirigenti stessi. 2. Intervenire per legge, come questo ddl si propone per molti istituti economici, normativi e di stato giuridico, in sostanza come ente datoriale (‘inaudita altera parte’), significa anche violare unilateralmente, contro ogni norma del diritto del lavoro, il contratto nazionale e tutte le norme poste costituzionalmente a garanzia della funzione docente in ordine alla salvaguardia della libertà di insegnamento. Quest’operazione è volta a spostare sul terreno della ‘riserva di legge’ istituti di natura tipicamente contrattuale, come l’orario di lavoro (incrementato, ad es., con la banca delle ore), le ferie, la retribuzione (premiale), lo stato giuridico. Il finanziamento ‘vero’ dell’operazione è poi davvero risibile, dal momento che ne ‘La Buona Scuola’ si conferma ingenuamente che lo stanziamento in valuta ‘fresca’, pari a 126 milioni, è di gran lunga inferiore al valore complessivo già estorto alle famiglie con il cd. ‘contributo volontario’, che diviene così strutturale. Che dire, infine dei proclami altisonanti? Per quella che viene pomposamente definita ‘formazione permanente’ dei docenti arrivano solo 40 milioni, pari a 52 euro pro-capite. 3. Valutazione impropria della funzione docente da parte di chi non ne ha le competenze: a) genitori ed alunni nel Comitato di valutazione. Tralasciando l’evidente conflitto d’interessi, è come se ai medici venisse imposto di scrivere anamnesi e terapie dietro dettatura dei pazienti. Stessa cosa per il POF (piano dell’offerta formativa), ‘delineato’ dal dirigente ed approvato dal Consiglio d’Istituto, con la cancellazione di fatto dell’organo professionalmente preposto, che è il Collegio dei Docenti. Complessivamente, verrebbe realizzata una’strategia’ valutativa inaudita, a metà fra l’autoreferenzialità del dirigente e le tentazioni in stile ‘scuola-supermarket’, assolutamente diseducativa e destrutturante dell’autorevolezza dell’istituzione scuola, mai invalsa all’estero in sistema formativo alcuno. Che dire infine dell’inserimento fra i ‘valutatori’ di un indistinto impiegato dell’Ufficio Scolastico Regionale, che può anche non essere mai stato un docente e che viene spacciato per figura istituzionale, mentre non si tratta neppure di un ispettore?
Stefano d’Errico (Segretario nazionale)