Cib Unicobas

sito della confederazione italiana di base CIB Unicobas, sindacato di base, libertario ed autogestionario

COMUNICATO STAMPA 9 FEBBRAIO 2018: RIALZIAMO LA TESTA. NO AL MISERABILE ‘CONTRATTO’. SCIOPERO GENERALE SCUOLA IL 23 FEBBRAIO. NON UN VOTO RSU, NÉ PIÙ UN ISCRITTO A CHI L’HA FIRMATO.

Il Contratto appena firmato da Cgil, Cisl, e Uil dimostra in modo inequivoco come la Scuola sia oggi priva di rappresentanza adeguata, sia sotto il profilo deontologico specifico, per la totale mancanza di rispetto dell’autonomia e del vincolo costituzionale della libertà d’insegnamento dovuto a 30 anni di controriforme, che per l’inadeguatezza pan-impiegatizia dei sindacati tradizionali, ai quali la casta politica ha accordato una vera e propria dittatura in termini dell’esercizio elementare dei diritti sindacali (negati a qualsiasi nuovo soggetto organizzato).
Ecco quindi un intreccio che stritola la Scuola. Gli insegnanti vengono resi meri esecutori di una valutazione di regime basata sui diktat degli speculatori della UE, con la vergogna didascalica dei quiz Invalsi imposta ad alunni e studenti, con l’aberrante didattica delle ‘competenze’ e la contestuale eliminazione delle conoscenze e dei saperi critici propedeutica ad un’alternanza scuola-lavoro che è mero apprendistato per l’introiezione di attitudini meramente esecutive. Al corpo docente ed agli ata (che esercitano comunque forme di coadiuzione educativa), viene negato ogni riconoscimento professionale, chiusi nella gabbia sotto-impiegatizia tracciata dal 1993 dalle norme imposte dal governo Amato alla contrattazione. Questa è la radice di un contratto inaccettabile che, dopo 12 anni di blocco (non 10, come dicono), a fronte di una perdita secca di almeno 18.000 euro pro-capite (15.000 stimati dalla stessa Flc-Cgil), destina ‘a recupero’, alla scuola meno retribuita d’Europa, la miseria di circa 250 euro netti medi (circa 400 lordi) in tutto ed ‘aumenti’ pari a 80 euro lordi (45 netti medi) distribuiti nell’anno a partire da Marzo, con Gennaio e Febbraio che passano ‘in cavalleria’, sacrificati per raggiungere gli 80 euro lordi per i restanti mesi, mentre in realtà, solo con questa manovra se ne perdono 90 netti sull’anno. Questo non è l’unico ‘giochino’ di marca confederale. Sempre per garantire gli 80 euro lordi a quel 20% di categoria che viene comunque escluso dalla soglia degli 85 lordi (in particolare collaboratori scolastici ed amministrativi, come per i loro omologhi dell’Università e della Ricerca – altrettanto penalizzati), hanno tirato fuori dal ‘cilindro’ lo storno di (soli) 70 dei 200 milioni di euro del vergognoso ‘bonus’ premiale renziano, facendoli ‘transitare’ dentro la cifra complessiva del fondo di istituto per poi girarli sulla retribuzione professionale docente. Il risultato è che ai dirigenti resteranno comunque circa novemila euro netti da distribuire discrezionalmente nelle singole scuole. Di contro, il nuovo “fondo per il miglioramento dell’offerta formativa” risulta oggi ancora più povero di prima. Per non parlare dei peggioramenti sul piano normativo.
Se la denuncia e le proteste, a cominciare dallo sciopero unitario Cobas-Unicobas-Usb del 10 Novembre 2017, hanno fatto recedere Aran e firmatari dall’obbligatorietà del tutoraggio sull’alternanza scuola-lavoro e sull’aumento d’orario, verrà invece impedito ai docenti che hanno titolarità sull’istituto, dopo le operazioni di mobilità, di presentare domanda per i successivi tre anni.
È solo rinviata, ma ancora incombente, la trattativa sull’incrudimento delle sanzioni disciplinari. Infine, il demagogico impianto ‘perequativo’ rimane senza garanzia alcuna che venga riconfermato dal 2019. Così, persino quella miserabile mancia che non vedremo prima di Aprile potrebbe sparire a partire da Gennaio 2019.
Complessivamente, la Scuola ha di meno del comparto dei ministeri e circa la metà del comparto ‘sicurezza’ (che aveva una vacanza contrattuale molto inferiore).
Tutto ciò non capita per caso. Le regole imposte alla Scuola (ma non ai docenti universitari, alla magistratura, all’esercito ed alla polizia), da 35 hanno corroso gli stipendi perché impongono ‘aumenti’ adeguati al calcolo sull’inflazione ‘programmata’ che fa il Ministro dell’Economia pro-tempore, parte datoriale per definizione, con percentuali sempre ben al di sotto dell’inflazione dichiarata (dato Istat), che è già la metà di quella reale. Così, di contratto in contratto ci siamo allontanati dalla media europea, per finire ultimi. Col Dl.vo 29/93 li scatti biennali d’anzianità che avevamo sino al 1995 (che i comparti ‘garantiti’ hanno conservato), sono stati prima sterilizzati su 6 e 7 anni, e poi eliminati perché a carico dello stanziamento complessivo per il Fondo di Istituto, così, quando vengono saldati (sempre in ritardo) si riduce la retribuzione media oraria per i progetti didattici e gli straordinari ata.
Ma tutto ciò non avrebbe potuto funzionare se, nel frattempo, non fossero stati eliminate le elezioni per i Consigli Scolastici Provinciali e per il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione che definivano la rappresentanza sindacale di docenti ed ata. Elezioni sostituite da quelle per le RSU, dove il sindacalismo alternativo, frutto della revanche professionale della Scuola, è obbligato a concorrere senza liste provinciali e nazionali, dovendo presentare una lista in ognuno degli 8.400 istituti italiani persino senza il diritto di assemblea in orario di servizio per cercare sottoscrittori e candidature, mentre i soliti noti sono destinati a conservare all’infinito la cd. ‘maggiore rappresentatività’ acquisita in 63 anni di incontrastato dominio di casta. Infatti, la legge Bassanini del 1997 (voluta all’epoca da tutto l’arco parlamentare, da Prodi a D’Alema, da Bersani a Bertinotti, sino al centro ed alle destre, Meloni e Rampelli compresi e, naturalmente alla Lega e Berlusconi) sulla rappresentanza sindacale, con l’introduzione dell’opzione ridicola del 5% di media fra voti ed iscritti, prevede che chi possiede almeno il 10% sul totale dei sindacalizzati rimanga ‘rappresentativo’ anche a voti zero!
In ogni caso, la presentazione di una nostra lista nella maggior parte delle scuole può ugualmente cambiare la situazione della rappresentanza sindacale togliendo il monopolio ai sindacati di partito. Questo, ed una grande adesione di massa allo sciopero del 23 Febbraio (e la rabbia monta di ora in ora), cambierebbe del tutto i rapporti di forza, farebbe crollare la L.107/15, restituirebbe la titolarità di istituto, eliminerebbe la chiamata diretta e l’umiliazione del ‘bonus’ discrezionale, ridurrebbe il numero di alunni per classe, imporrebbe nuove assunzioni basate sulle abilitazioni conseguite e sugli anni di precariato (senza guerra fra poveri), sgancerebbe la scuola dal mondo impiegatizio e l’aggancerebbe all’università: finalmente si potrebbe ricominciare a pretendere retribuzioni europee ed un sistema pensionistico sano ed equo, invece di continuare a veder massacrare scuola, sanità, welfare per regalare soldi alla casta dei partiti, agli speculatori, alle banche.
Come s’è visto, non sono certo le petizioni di principio (allegramente sottoscritte senza conoscenza delle norme) a restituire protagonismo alla categoria. Per questo siamo impegnati in una campagna martellante. Diciamo ad ogni collega: – Se non presenti la nostra lista non ci puoi votare. È in questo modo che restano i soliti noti, gli unici ad avere il monopolio delle assemblee nella tua scuola. Ti fanno credere che queste elezioni servano solo ad eleggere un ‘rappresentante’ (non importa di quale sindacato) per la trattativa di istituto, mentre invece è in gioco la rappresentanza sindacale nazionale per i prossimi 3 anni. Rovescia il tavolo, fai quel che i sindacati di partito non vogliono: non possono impedirti di candidarti e/o votare una lista dell’Unicobas. Basta con i mestieranti sindacali: eleggiti. Non fare il loro gioco: eleggi colleghe e colleghi fuori dai giochi! Dopo il massacro della dignità dell’istruzione pubblica non è accettabile un’altra vittoria di quanti, di contratto in contratto, hanno portato la Scuola alla miseria economica e morale. Sindacati di stato e Ministero contano sui pavidi, ma la paura non è accettabile in democrazia: la Scuola deve rialzare la testa. Oggi più che mai l’istruzione ha bisogno della maieutica dei Leoni, non di quella dei conigli…
È un momento cruciale: è quanto mai necessario fare sul serio. Per questo va curato il fronte comune con i Cobas e con tutto il sindacalismo alternativo (a cominciare da chi è già presente nel percorso del 23 Febbraio: Usb, Usi, coordinamenti di base dei diplomati magistrali, Cub). Ma oggi l’invito va esteso senza remore anche a Gilda e Snals, che non hanno firmato il contratto della miseria, in primis ai loro iscritti (nonché alla base confederale tradita, sempre più critica), perché scendano in campo per iniziative comuni e concordate, sin dalla presenza nello sciopero e nella manifestazione sempre più montante del 23 Febbraio, che partirà dal Ministero dell’Istruzione alle h. 9.00.
Stefano d’Errico (Segretario nazionale Unicobas Scuola & Università)


Tu che fai? Io, il 23 febbraio sciopero!

Alleghiamo la circolare del MIUR che annuncia lo sciopero generale scuola del 23 febbraio 2018 proclamato dalla scrivente congiuntamente con altre OOSS (sciopero congiunto UNICOBAS, COBAS, USB etc.). lo sciopero risulta quindi regolarmente proclamato e chiunque puo’ aderirvi indipendentemente dalle eventuali lacune informative in capo all’amministrazione.

I dirigenti scolastici sono tenuti a darne immediata comunicazione ai lavoratori ed all’utenza, sia con avviso per il tramite dei docenti (tutti, visto che i lavoratori non sono tenuti a dichiarare anticipatamente l’adesione o meno allo sciopero), sia per mezzo di avviso da affiggere fuori dell’istituto, avvertendo che “causa sciopero il 23 febbraio non si garantisce il servizio”.

Lo sciopero copre l’intera giornata, straordinari ed attivita’ aggiuntive, progetti, collegi docenti e riunioni.

Docenti ed Ata incaricati a tempo indeterminato o determinato, che non risulteranno presenti il 23 febbraio e non si dichiarino o si siano dichiarati in malattia, risulteranno automaticamente in sciopero. 

La presente, per richiamare un preciso dovere stabilito dalla legge 146/1990 (e successive modificazioni), in capo ai dirigenti scolastici: quello di avvisare subito docenti, ata e famiglie.

Alleghiamo anche il volantino dello sciopero, sia a colori che in bianco e nero: scaricate, affiggete a scuola e fate girare. 

Diamo il benservito al ministro ed a CGIL, CISL E UIL, firmatari di un contratto indegno: partecipiamo in massa alla manifestazione che partira’ dal Ministero dell’Istruzione (v.le Trastevere) dalle h. 9.00.


Lo sciopero di venerdì 23 febbraio sta crescendo

“…Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, invita tutti i sindacati che hanno proclamato lo sciopero ad incontrarsi prima di venerdì mattina per mettere a punto il programma della giornata in modo condiviso.
L’appello dell’Unicobas: ‘Lo sciopero sta crescendo – dichiara d’Errico – e il sindacalismo di base non può perdere questa occasione. Dobbiamo fare fronte comune per impedire ai sindacati pronta-firma di occupare tutti gli spazi possibili. Ecco perché stiamo anche invitando docenti e Ata a fare attenzione al voto per il rinnovo delle RSU: nelle scuole dove non saranno presenti liste di sindacati di base è meglio non votare in modo da contenere lo strapotere di sindacati che si limitano di fatto a firmare contratti ampiamente contestati da docenti e Ata.
In questa occasione – conclude d’Errico – facciamo anche appello agli iscritti a Gilda e Snals, che non hanno sottoscritto l’accordo, e alla base dei confederali che considera la firma un tradimento nei confronti della categoria affinché aderiscano allo sciopero e alla manifestazione’ “