Le otto deleghe approvate dal Governo, ora presso le “Commissioni Cultura” di Camera e Senato per il parere, rappresentano l’atto ultimo del processo di scardinamento della scuola pubblica. L’odiatissima L.107/15 in questo modo dispiega tutta la sua dirompente azione distruttiva in termini di lesione al diritto allo studio degli alunni diversamente abili
(delega n. 378) e di quelli ospedalizzati o in case di cura o con diritto
all’istruzione domiciliare (art. 8, delega n. 381). Una lesione che s’estende
agli insegnanti di sostegno, attraverso la loro medicalizzazione e riduzione di
numero. Anche il segmento 0-6 anni si trasformerebbe in “servizio” meramente
“custodialistico” diventando così una sorta di “babisitteraggio” insieme a Nidi
di competenza degli Enti Locali, cosa che poco ha a che fare con la didattica,
con seri rischi di regionalizzazione per il corpo docente.
L’Istruzione Professionale viene parificata alla “formazione
professionale” gestita dagli Enti locali (delega 379). Le competenze, sempre più
depauperate dalle conoscenze, diventano il fine di un’ “istruzione” così
concepita, che, partendo dalla Scuola dell’Infanzia (delega 380), raggiunge il
suo apice con il nuovo Esame di Stato (delega 384).
Inoltre il sistema di reclutamento dei docenti diventerebbe una
sorta di “sfruttamento” della professione intellettuale docente, lasciando
entrare le nefandezze del “Job act” a “vele spiegate” nel pubblico impiego
attraverso la scuola. Ingiusto appare il nuovo sistema di reclutamento dei
docenti che, se vincitori dei nuovi concorsi, dopo aver speso 3000/4000 euro per
parteciparvi (per foraggiare le Università pubbliche), verrebbero retribuiti
circa 400/500 euro lordi al mese per due anni di apprendistato e sole supplenze.
Ricordiamo il paradosso di chi, pur avendo anni di precariato alle spalle, non è
stato assunto con la L.107/15 solo perché non presente nelle graduatorie Gae,
che adesso dovrebbe lasciare una supplenza a 1350 euro al mese, investire sul
‘concorso’ pur essendo già abilitato, per sperare di tornare a 1350 dopo due
anni. Unicobas a tal proposito propone un doppio canale di reclutamento (50% dei
posti a concorso ordinario e 50% a concorso per titoli per tutti gli abilitati
con almeno un anno di servizio – 180 gg., anche cumulativi – che riconosca 12
punti per anno di servizio e 12 punti per ogni abilitazione conseguita, e
preveda corsi abilitanti per quanti sono stati sfruttati per anni nella scuola
ed hanno maturato servizio).
Questo abbiamo ribadito, dettagliando la nostra contrarietà
punto per punto, nell’audizione odierna, confermando più che mai lo sciopero
nazionale del 17 Marzo, proclamato con Cobas ed USB (per ora) contro questa
minaccia irricevibile.
Stefano d’Errico (Segretario Nazionale Unicobas)