L’attuale maggioranza di governo, la stessa che più volte ha promesso di investire nella scuola, ha deciso di tagliare, già dall’anno scolastico 2024/2025, centinaia di istituzioni scolastiche in tutta l’Italia. In particolar modo la scure si è abbattuta sulle scuole del meridione: Sicilia, Campania, Calabria, Basilicata e Sardegna risultano tra le più penalizzate, ma anche il Consiglio Regionale del Lazio, nonostante il parere contrario espresso solo qualche settimana fa dalla conferenza regionale, ha approvato nella serata del 4 gennaio un piano di dimensionamento scolastico che prevede, a partire dal prossimo anno scolastico, la soppressione di ben 15 istituti tra Roma (6) e area metropolitana (9) ed altri 5 tra Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti.
Poco più di vent’anni fa – al tempo del governo Prodi, di centrosinistra – l’Unicobas denunciava il piano “di dimensionamento” approvato da Comuni, Provincia, Regione per avviare quella sorta di “autogestione della miseria” che il Ministero dell’allora Pubblica Istruzione pomposamente aveva denominato “autonomia scolastica”. Oggi, di nuovo, l’Unicobas è al fianco delle istituzioni scolastiche, degli alunni e delle famiglie che devono sottostare a tale imposizione calata dall’alto (cambiano i governi, i ministri ma continua inesorabile l’attacco alla scuola pubblica che passa anche attraverso questi tagli lineari mascherati da interventi di efficientamento della rete scolastica!) e ribadisce che la scelta di accorpare gli istituti, aumentando il numero complessivo degli alunni per plesso, “fondendo” scuole distanti anche più di 10 chilometri tra di loro, smembrando scuole floride per “salvaguardare” feudi allo sbando (legati alle burocrazie sindacali o politiche compiacenti), non è la soluzione più indicata per migliorare la qualità dei processi formativi, combattere la dispersione e rafforzare la scuola pubblica.
Oggi, come allora, l’Unicobas giudica questo provvedimento confuso, estemporaneo, intempestivo (basti pensare alle improvvise criticità cui dovranno far fronte le famiglie che tra pochi giorni iscriveranno i figli a scuola) ed invita a rigettarlo perché adottato per mere ragioni di risparmio, perché non si può pensare – come invece fanno questi amministratori – di fare cassa senza valutare il danno e il peggioramento complessivo della vita degli studenti e dei lavoratori delle scuole coinvolte.
L’Unicobas ribadisce il proprio no a questa politica di tagli alla rete scolastica, che determinerà non solo una riduzione di posti dei dirigenti scolastici e dei direttori amministrativi, una diminuzione complessiva dell’organico del personale ausiliario, tecnico ed amministrativo, ma causerà anche un inevitabile peggioramento dell’offerta formativa e della qualità della didattica, dal momento che questa pseudo riorganizzazione, non tiene minimamente conto del criterio della continuità degli insegnanti che hanno operato sino ad oggi nelle classi.
Per noi dell’Unicobas la lotta contro il piano di dimensionamento scolastico è di principio e di sostanza e la riteniamo fondamentale in questo momento, al pari della lotta contro l’autonomia differenziata e la riforma degli istituti tecnici e della filiera tecnologica. Continueremo perciò, a partire dalla ripresa delle attività didattiche, a mobilitarci e a coinvolgere quante più forze possibili, organizzando assemblee nei posti di lavoro, raccogliendo le firme tra i lavoratori e le famiglie degli alunni, per bloccare una misura che renderà ancora più debole la scuola pubblica che, al contrario, ha bisogno di reali investimenti, di maggiori risorse di organico, di più tempo scuola.
Stefano Lonzar (membro esecutivo nazionale Unicobas)