Cib Unicobas

sito della confederazione italiana di base CIB Unicobas, sindacato di base, libertario ed autogestionario

Nella prima foto, nell’ordine, Valentino Parlato, Luciano Pellicani, Stefano Lonzar, Stefano d’Errico e Nico Berti alla prima presentazione di “Anarchismo e politica. Nel problemismo e nella critica all’anarchismo del Ventesimo Secolo, il ‘programma minimo’ dei libertari del Terzo Millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri” (Stefano d’Errico, Mimesi, Milano 2007), Roma, Aula Magna dell’Ipsia Duca D’Aosta, 25 Gennaio 2008. Link all’audio della relazione di Pellicani: https://youtu.be/aR2X9zgtEO0 Link all’audio dell’intero Convegno: https://youtu.be/sMoAhCE8PgM

Nella seconda foto, Pellicani in occasione di un’altra presentazione del libro nella sede nazionale dell’Unicobas.

Brillante intellettuale di area socialista (e liberalsocialista), sociologo, docente universitario, con la “svolta Proudhon” segnò un’epoca: «Avevo citato molti autori, ma Proudhon fece più effetto», ammise in seguito Pellicani. Pierre-Joseph Proudhon, vissuto tra il 1809 e il 1865, promotore di un socialismo anti-scientifico, liberale, anarchico, mutualista, contrario alla violenza. Chi avrebbe mai detto che sarebbe diventato lui il primo profeta del socialismo craxiano? Andò così, anche se nel saggio erano nominati tanti altri autori. Rosa Luxemburg, l’ex comunista jugoslavo Milovan Gilas, il francese Gilles Martinet, Bertrand Russell, Carlo Rosselli, Norberto Bobbio con il riferimento che chiudeva lo scritto: «Il socialismo è la democrazia pienamente sviluppata, dunque è il superamento storico del pluralismo liberale e non già il suo annientamento. È la via per accrescere e non per ridurre i livelli di libertà e di benessere e di uguaglianza». La sintesi delle idee di Pellicani, poi direttore di Mondoperaio, un pensatore in polemica con tutte le dottrine politiche dei “fini ultimi”, depositarie della salvezza e del paradiso in terra destinato a trasformarsi in un inferno per gli uomini, come lo descrive Giovanni Scirocco nel volume “Il vangelo socialista” (Aragno)…Uscì il 27 agosto 1978, quarant’anni fa, alla fine di un mese in cui era morto un papa (Paolo VI), ne era stato appena eletto un altro (il patriarca di Venezia Albino Luciani con il nome Giovanni Paolo I, che morirà 33 giorni dopo), Mina aveva tenuto il suo ultimo concerto pubblico al Bussoladomani di Viareggio e la politica si apprestava a riprendere il suo cammino dopo i giorni del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro, le dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone, i referendum per abrogare la legge Reale sull’ordine e la sicurezza e soprattutto il finanziamento pubblico dei partiti, che aveva raccolto il 46 per cento dei sì nonostante la contrarietà di tutte le forze politiche tranne i radicali, ben più di un campanello d’allarme per il sistema politico». Così Marco Damilano, su “L’Espresso” del 30.8.2018. Non era il nostro socialismo, non era certo il socialismo libertario, però non era neppure la brutta copia pseudo-socialdemocratica, in verità turbo-liberista spinta, degli eredi “post-moderni” del Pci: D’Alema, Bersani, Renzi, Zingaretti (tutti proni al sistema Ue ed Usa e ben pronti alla svendita del Paese, avvenuta infatti negli ultimi 30 anni). Per non parlare dei loro attuali soci di governo, nonché dei “berluscones”, dei tardo-fascisti e dei neo-leghisti, ai quali, tutti, “Proudhon” ricorda al massimo una sottomarca di champagne.


Stefano d’Errico (11.4.2020)