Con nota del 7 Giugno 2016, il Miur ha emanato le “Indicazioni per la formazione delle reti di ambito e di scopo ai sensi dell’ articolo 1, commi 70, 72 e 74 della legge 107/2015”. Alla nota è seguita la reazione dei Confederali e dello Snals, che ha portato all’ incontro al Miur del 21
Giugno, in seguito al quale i “sindacati in cerca di rassicurazioni” hanno prodotto un comunicato “congiunto” il giorno successivo. Qui i suddetti non esprimevano solo l’usuale attitudine alla “rassicurazione”, ma addirittura la loro “soddisfazione” per l’ esito dell’incontro. Citiamo testualmente:
“FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal, esprimono la propria soddisfazione per l’esito dell’incontro in quanto risulta chiaro, come hanno sostenuto nel corso del confronto con l’Amministrazione, che:
1. Nella stessa legge 107/2015 art 1 comma 70 non è prevista la costituzione delle Reti di Ambito ma solo la costituzione di Reti di scopo tra le scuole del medesimo ambito
2. l’adesione delle istituzioni scolastiche alle reti è nella piena facoltà delle singole istituzioni scolastiche che possono ben decidere di non farne parte
3. gli Uffici Scolastici Regionali hanno solo il compito di promuovere reti di scuole ma senza forzature di tempi e senza obbligo di adesione da parte delle istituzioni scolastiche.”
In tale comunicato inoltre, i nostri, si dicevano convinti che il Miur si sarebbe affrettato ad emanare una nota di chiarimento.
A tutt’oggi a noi non risulta che i funzionari di Viale Trastevere abbiano dato seguito alle rassicurazioni promesse ai Confederali. Non risulta anche perché i Dirigenti Scolastici sembrano affrettarsi all’ unisono, affinché Collegi dei docenti e Consigli d’istituto approvino la costituzione di reti di ambito e di scopo, nel totale silenzio dei ‘rassicurandi’ che anzi, dalle rispettive bacheche digitali, dispensano consigli che ne raccomandano la costituzione.
Che cosa sono le reti di ambito e di scopo?
La nota Miur del 7 Giugno le definisce come forme di “aggregazioni di istituzioni scolastiche attorno ad un progetto condiviso, uno strumento di cooperazione fra istituzioni scolastiche, una “governance rinnovata” che consente di superare le “rigidità organizzative” per rispondere ai “bisogni demografici e imprenditoriali” (sic!).
Una bella rete tesa perché i pesci (docenti, ata genitori, e studenti) abbocchino. La nota distingue fra “reti di ambito”, che raccolgono tutte le scuole di un ambito territoriale, hanno carattere generale e svolgono una funzione di raccordo delle finalità comuni a tutte le scuole dell’ambito, alle ben più pericolose “reti di scopo”, che si realizzano con “la formulazione di uno o più accordi di durata variabile con riferimento alle priorità richiamate dalla legge. Tali reti riuniscono le scuole sulla base dell’individuazione di un’area progettuale comune, in corrispondenza di ben determinate priorità evidenziate ed in relazione a specifiche esigenze”. In definitiva tali reti di scopo saranno finalizzate alla progettazione o realizzazione di iniziative straordinarie o/e di eccellenza che VANNO OLTRE L’AMBITO TERRITORIALE DI APPARTENENZA, DI INTERESSE LOCALE, NAZIONALE ETC. (ad es. ‘RETE DELLA SCUOLA IN OSPEDALE’).
A governare le reti di ambito sarà una “conferenza dei servizi” (Collegi dei docenti e Consigli di istituto esclusi), mentre le reti di scopo saranno governate da un Dirigente Capofila di Rete.
LA RETE DI AMBITO avrà il compito di elaborare:
a) I CRITERI E LE MODALITÀ PER L’UTILIZZO DEI DOCENTI NELLA RETE (scambiabili fra istituti);
b) I PIANI DI FORMAZIONE del PERSONALE SCOLASTICO ( DOCENTI ED ATA);
c) LE RISORSE DA DESTINARE ALLA RETE PER IL PERSEGUIMENTO DELLE PROPRIE FINALITA’;
d) LE FORME E LE MODALITÀ PER LA TRASPARENZA DELLE DECISIONI E DEI RENDICONTI DELLE ATTIVITA’ SVOLTE.
Il primo a cadere nelle reti sarà il personale Amministrativo di segreteria. Sulle spalle di questo personale è già piombata una mole di lavoro incommensurabile a fronte di tagli di organico draconiani. Risultato: una parziale paralisi delle segreterie, ed ecco che la Nota Miur propone l’ennesima ‘nuova’ trovata per “una razionalizzazione degli adempimenti amministrativi”: potranno essere messi in rete gli adempimenti come le cessazioni dal servizio; le pratiche in materia di contributi e pensioni, progressioni e ricostruzioni di carriera, trattamento di fine rapporto del personale della scuola, NONCHE’ GLI ULTERIORI ATTI NON STRETTAMENTE CONNESSI ALLA GESTIONE DELLA SINGOLA ISTITUZIONE SCOLASTICA, IN BASE A SPECIFICI ACCORDI. Soltanto le “trote” non capirebbero che dietro questa ‘razionalizzazione’ c’è in realtà il progetto di accorpare le segreterie e il personale Ata: laddove ho cinque segreterie, cinque Dsga, ne faccio una e magari, grazie all’emendamento Puglisi ed a qualche ‘Pon’, esternalizzo parte del lavoro e del personale.
Gli altri pesci deputati alla ‘mattanza’ sono i docenti, i quali potranno essere utilizzati a seconda della progettualità e delle progettazioni delle reti di scopo, i cui confini territoriali sono indefiniti, ben oltre l’ ambito territoriale, persino su altri profili, tanto gli accordi sulla “formazione” avranno proceduto ad istituzionalizzarne e sancirne il definitivo “demansionamento”. PEGGIO ANCORA DELLA PERDITA DELLA TITOLARITÀ! I docenti (indipendentemente dalle abilitazioni possedute) potranno essere utilizzati sostanzialmente come intercambiabili “insegnanti a progetto”!
Tanto che le “reti di scopo” “declineranno opportunamente”:
“I criteri per l’individuazione del capofila di rete;
i compiti del capofila di rete;
l’ articolazione organizzativa delle funzioni;
le funzioni della rappresentanza di rete;”
e si occuperanno di :
1) “Alternanza scuola lavoro” (ma guarda un po’) sotto l’egida degli imprenditori e delle imprese presenti nel territorio, CON GLI STUDENTI A FAR DA MANOVALANZA SOSTANZIALMENTE GRATUITA che “risponda all’esigenza di sviluppare gli interessi e le inclinazioni nei settori delle arti e dell’artigianato”.
2) Sistema di orientamento (una bella selezione di classe non fa mai male)!
3) Piano Nazionale Scuola Digitale, perché occorre foraggiare il mercato dei software e degli hardware e “dematerializzare i rapporti umani soprattutto quelli educativi”
4) Inclusione e contrasto alla dispersione scolastica, così che invece di innalzare l’obbligo scolastico e affrontare in termini di “riforma vera” il problema, si offrono paliativi mirabolanti attraverso inutili progetti detti delle “scuole al centro”, nati solo per foraggiare “esperti” esterni ed aumentare l’orario di sevizio di docenti e collaboratori scolastici.
5) Disabilità e inclusione degli alunni, mentre si riducono gli insegnanti di sostegno a “somministratori” di medicinali o assistenti (vd. legge delega sulla riforma del sostegno) si tagliano vergognosamente gli organici, le ore di sostegno e le prestazioni sanitarie gratuite per i disabili e l’Invalsi chiede di escludere (dopo i diversamente abili) anche bambini e ragazzi stranieri dalla somministrazione dei test standardizzati;
6) Attività di formazione per il personale scolastico funzionale al demansionamento.
Altri pesciolini a cadere nella rete, saranno proprio i Dirigenti Scolastici (anche perché alcuni di essi si credono squali pur essendo soltanto utilissimi tonni).
A loro è riservata una vera e propria mattanza. Si provvederà affinché si sbranino tra loro perché il preside della scuola capofila sarà il preside più potente, il più allineato all’amministrazione, quello meglio valutato, quello che avrà più soldi, quello della scuola più ricca. Dopo di che, si provvederà ad accorpare e chiudere le istituzioni scolastiche “meno produttive”, più costose.
CHI CI GUADAGNA? Un elemento che salta agli occhi è racchiuso in un’altra domanda: in questo nuovo assetto organizzativo, che fine faranno la contrattazione integrativa d’istituto e le Rsu? E come verrà rivisitato il criterio della rappresentatività sindacale oggi connesso alle elezioni Rsu?
L’Unicobas, CHE HA SEMPRE SOSTENUTO l’inemendabilita’ ed ‘inaccettabilita’ della “Buona Scuola”, ancora una volta invita ad una lotta vera. Non fate approvare in seno ai Collegi dei docenti e ai Consigli d’istituto le reti di ambito, è la stessa circolare ad affermare che gli accordi istitutivi delle reti di ambito devono essere approvate dai Consigli d’Istituto di ciascuna istituzione scolastica e che l’istituzione delle ‘reti’ non è obbligatoria! Non seguite la corrente, non cadete nelle reti!
p. l’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas Scuola
Alessandra Fantauzzi