Il Contratto collettivo nazionale integrativo (CCNI) per regolare la “didattica digitale integrata” è arrivato alla firma. Per il momento hanno firmato Anief (e meno male che era un sindacato “nuovo” e che si pretendeva “diverso” dagli altri..!) e Cisl Scuola, mentre Uil e la Gilda si sono dichiarati contrari e Flc-Cgil e Snals, per ora, hanno deciso di prendere tempo.
Questo contratto è una vera e propria truffa, impone la DDI, cioè il cosiddetto “lavoro agile” per i docenti a loro spese. Non viene garantita la consegna in comodato del materiale necessario per effettuare la DDI (computer, schermo, etc,). Non vengono riconosciute le spese per la manutenzione della strumentazione informatica, le spese per la connessione e altre spese accessorie e soprattutto non si garantisce il docente nei confronti di danni dovuti ad hackeraggio informatico, violazioni della privacy propria o altrui.
In questa situazione, che vede persino anche i sindacati pronta-firma divisi, vista l’entità e quindi la pericolosità della svendita, la CGIL diventa l’ago della bilancia perché le norme sulla rappresentanza sindacale stabiliscono che il contratto per essere valido debba venire sottoscritto da un insieme di sindacati che rappresentino più della metà dei sindacalizzati, ma purtroppo le dichiarazioni contenute nel comunicato stampa congiunto CGIL Nazionale e FLC CGIL lasciano poche speranze:
“Noi – aggiungono Fracassi e Sinopoli – faremo la nostra parte a partire dalla contrattazione nazionale integrativa sulla regolazione della didattica digitale integrata (DDI), che può rappresentare davvero un punto di svolta nel difficile rapporto di questi mesi tra organizzazioni sindacali e Ministero dell’Istruzione. La sottoscrizione del contratto – avvertono – dovrà per noi essere accompagnata da un forte impegno politico del Ministro per un confronto permanente e continuativo. Bisogna approntare le azioni necessarie per sostenere la formazione del personale e i docenti più in difficoltà in particolare i precari, in termini di strumentazione informatica e di costi delle connessioni”.
Tradotto, vuol dire “va bene”: chiedono un incontro (già accordato dalla Azzolina per il 28 Ottobre) ma accettano la sostanza basta che questo (inutile) “incontro” abbia luogo.
Il Contratto si compone di 7 articoli. Il primo individua i casi in cui si può ricorrere alla DDI e chiarisce che “fino al perdurare dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei Ministri l’attività didattica sarà effettuata a distanza attraverso la modalità di didattica digitale integrata, in forma complementare o esclusiva qualora dovesse disporsi la sospensione dell’attività didattica in presenza”.
Questo contratto cerca di propinare la DDI anche al personale in quarantena contraddicendo la legge che equipara tale condizione al ricovero ospedaliero, costringendo gli insegnanti a disposizione a operare in qualità di vigilanti passivi, funzione che non è prevista dal Ccnl.
Il comma 3 dell’articolo 1 chiarisce che “la DDI sarà svolta anche dal docente in quarantena fiduciaria o in isolamento fiduciario, ma non in malattia certificata, esclusivamente per le proprie classi, ove poste anch’esse in quarantena fiduciaria”.
Tuttavia nel caso in cui le stesse classi possano svolgere attività in presenza “il docente in quarantena o isolamento fiduciario, ma non in malattia certificata, svolgerà la DDI laddove sia possibile garantire la compresenza con altri docenti non impegnati nelle attività didattiche previste dai quadri orari ordinamentali”.
Un apposito articolo stabilisce infine che le istituzioni scolastiche debbano attivare “la necessaria formazione al personale docente sulla DDI, in conformità a quanto previsto dai vigenti CCNL di comparto”. Quindi “formazione in servizio” fatta fuori dell’orario di lavoro e senza remunerazione.