Le iniziative di riforma della scuola superiore hanno delle ricadute negative sulla qualità dell’istruzione secondaria superiore italiana. La dequalificazione sarà un fenomeno trasversale: riguarderà tutte le tipologie e indirizzi scolastici delle nostre scuole superiori, dal liceo classico agli istituti tecnici e professionali.Cominciamo la nostra analisi proprio da questi ultimi. Gli istituti tecnici e professionali infatti, devono essere in grado di garantire ai propri studenti sia la prosecuzione serena degli studi all’università, sia la possibilità di avviarsi proficuamente al mondo del lavoro. Gli interventi della Gelmini compromettono e indeboliscono entrambe queste prerogative perché, da una parte intervengono a tagliare le discipline di cultura generale e dall’altra le ore di laboratorio.Per fare un esempio, all’istituto tecnico commerciale per geometri, nell’arco del quinquennio ci saranno 2 ore in meno di matematica, 6 ore in meno tra diritto ed economia 2 ore in meno di scienze, 1 in meno di chimica e di fisica; riduzioni subiranno anche i laboratori con 2 ore in meno di disegno tecnico, accorpamenti di più discipline come topografia, tecnologia delle costruzioni e costruzioni che convergeranno in un unico insegnamento, topografia e costruzioni, con fortissime riduzioni del monte ore totale.All’istituto professionale alberghiero il tempo scuola diminuisce drasticamente: si passa da 36 ore settimanali in primo, 40 in secondo, 40 in terzo, 39 in quarto e 39 in quinto, a 32 per ciascun anno. Le riduzioni riguarderanno in particolare le ore di italiano (una di meno nel quinquennio), di lingua straniera (un’ora di meno) e i laboratori (ad esempio, 4 ore in meno di laboratori enogastronomici di cucina). Sono del resto presenti arditi accorpamenti disciplinari, come quello tra il settore economico e amministrativo che di fatto finiscono per impoverire le conoscenze dei ragazzi sia nel settore legislativo che gestionale, subordinando ancora una volta la formazione culturale alla logica del risparmio economico. Le riflessioni esposte a proposito dell’impoverimento degli istituti tecnici e professionali, sia in termini di cultura generale che rispetto alla formazione professionale si associano alla preoccupazione per la presenza di esperti esterni nelle scuole all’interno di fantomatici comitati tecnico-scientifici, e la possibilità di effettuare tirocini, stages e esperienze di alternanza scuola-lavoro nell’ambito del volontariato privato-sociale durante il percorso scolastico. Il timore è che tali iniziative comporteranno un’ulteriore riduzione del tempo che gli studenti dovrebbero dedicare alla loro formazione culturale e nascondano l’intenzione di utilizzare in maniera forse impropria e certo discutibile gli studenti come forza lavoro. Veniamo ai licei. Cominciamo da una nuova istituzione: il liceo coreutico. Laddove i licei dovrebbero garantire a chi li frequenta un accesso sereno e consapevole ai diversi indirizzi universitari, sorge spontanea la domanda: dopo aver ballato per circa 12 ore alla settimana durante l’orario scolastico (tecnica della danza 8 ore, laboratorio coreutico al biennio 4 ore e coreografico al triennio 3 ore), i diplomati al liceo coreutico quando avranno acquisito i prerequisiti necessari per seguire in maniera proficua i corsi universitari di anali matematica o biologia molecolare? Durante le sole 2 ore settimanali di matematica, visto che lo studio della chimica e della biologia non è per nulla contemplato nel corso del triennio? Chi ci governa forse non ha considerato che molti di coloro che intraprenderanno questo corso di studi, lo faranno convinti di conseguire comunque un diploma liceale, garanzia di un’adeguata formazione culturale, spendibile in altri settori, qualora non trovassero aperte le porte del mondo dello spettacolo.Passiamo ora ad analizzare, in linea generale, i cambiamenti apportati nei licei tradizionali. Iniziamo dal liceo classico. Secondo l’opinione comune, il liceo classico risentirà di meno degli interventi riformistici della Gelmini, rispetto agli altri corsi di studio. Noi invece non la pensiamo così e ribadiamo ancora una volta la trasversalità nelle iniziative del Ministro. Anche il liceo classico infatti, quando il terremoto della riforma avrà esaurito il suo sciame sismico, avrà perso la sua identità e ridotto notevolmente le sue potenzialità formative. Gli insegnanti di latino e greco, e cioè delle materie caratterizzanti questo corso di studi, saranno progressivamente estromessi dalle loro cattedre, al punto che, si potrebbe anche arrivare ad averne uno solo per ogni sezione, relegati esclusivamente all’insegnamento del greco! La stessa sorte tocca al liceo scientifico, con la confluenza degli insegnanti di italiano degli altri istituti al biennio dello scientifico, pur non essendo in possesso dell’abilitazione per insegnare in questo corso di studi. Sembra fantascienza, ma è la realtà: il nostro Ministro elargisce abilitazioni ope legis. Chi invece possiede le abilitazioni a cascata non deve avere, secondo il Ministro, le stesse possibilità lavorative di chi, nello stesso ambito disciplinare, possiede le abilitazioni inferiori. È doveroso precisare che la nostra indignazione è rivolta verso chi pretende che noi insegnanti, mettendo da parte la nostra specializzazione professionale e il nostro percorso formativo, ci adeguiamo con rassegnazione alle tecniche di riciclaggio che il Ministro sembra aver adottato per soddisfare le esigenze del bilancio del suo Ministero. La riforma dei quadri orari del biennio dei licei prevede un’omologazione generalizzata delle ore di italiano, storia e geografia, che si realizza attraverso un taglio delle ore di italiano e un accorpamento alquanto ardito tra le discipline di storia e geografia con riduzione, ovviamente, del monte ore totale. Come accade sempre, quando si tende a livellare le differenze, anche nel caso dei bienni dei licei, l’omologazione porta con sé l’indebolimento delle peculiarità specifiche dei diversi piani di studi. Questo tipo di livellamento poi, a nostro avviso, risulta particolarmente deprecabile per diversi motivi. Le ore di italiano vengono diminuite quando:a) È ormai tristemente noto il peggioramento delle conoscenze morfo-sintattiche e ortografiche nonché della proprietà lessicale delle nuove generazionib) Sempre più spesso capita che l’italiano non sia la lingua madre degli alunni che scelgono di intraprendere studi licealic) Al liceo classico, in particolare, l’insegnamento della lingua italiana è strettamente correlato alla didattica delle lingue classiche; ridurne il monte ore pertanto significa compromettere la qualità dell’apprendimento delle strutture morfo-sintattiche delle lingue classicheCi chiediamo come sia possibile, diminuendo le ore curricolari, non impoverire i contenuti dell’insegnamento dell’italiano a fronte delle valutazioni appena esposte.Suscita poi enorme perplessità il nuovo accorpamento delle discipline di storia e geografia ai licei. Ciò avviene con il dichiarato intento di “limitare lo spezzatino delle materie” e con il proposito di “intrecciare le coordinate della storia e della geografia”. Ci troviamo nella condizione di dover ricordare al ministro che l’elaborazione dei percorsi interdisciplinari a tutt’oggi costituisce prassi abituale e consolidata della professione docente. Quello che rimane da chiarire sono i contenuti della nuova materia e la ripartizione interna tra le due discipline a fronte di una palese impossibilità di circoscrivere tematiche geografiche proprie del mondo attuale al mondo antico che costituisce il programma del biennio.Il Ministro poi, nella campagna propagandistica della sua riforma, ha sottolineato l’aumento di ore dedicate allo studio delle materie scientifiche nei licei. Al liceo classico, il tanto decantato incremento delle materie scientifiche (scienze, matematica e fisica) di fatto si risolve in un’ora in più di matematica una in più di fisica e una in più di scienze, se calcoliamo il quadro orario dell’intero quinquennio. Va rilevato che le motivazioni di tale incremento al liceo classico non ci convincono affatto. Infatti si dice che lo studio di tali discipline favorisca “lo sbocco nelle facoltà scientifiche, soprattutto medicina”. Forse al Ministro non ha avuto modo di riscontrare che l’apprendimento delle discipline scientifiche al liceo classico è da sempre favorito attraverso la studio costante dei testi classici e l’acquisizione delle capacità di decodificazione di essi.Il tanto decantato incremento degli studi scientifici esclude invece il liceo linguistico. Clamoroso risulta il taglio di ben cinque ore di matematica e di due ore di scienze nell’arco del quinquennio. Sembra che il Ministro si sia particolarmente accanito nella demolizione di questo corso di studi che passa da 34 ore di lezione settimanale al biennio a 27 e da 35 a 30 al triennio; ciò significa che i ragazzi che si iscriveranno al liceo linguistico da quest’anno saranno a scuola 7 ore a settimana in meno al biennio e 5 in meno al triennio rispetto agli studenti degli anni passati! Veniamo ora alla riduzione delle ore di latino nei licei scientifico e linguistico. Drastica e allarmante la riduzione nell’indirizzo tradizionale dello scientifico (5 ore nell’arco del quinquennio) e la sua completa eliminazione dall’opzione delle scienze applicate, che di fatto introduce e legittima l’esistenza di un liceo scientifico senza il latino. Viene radicalmente compromessa la duplice natura del liceo scientifico italiano, che si è sempre contraddistinto per la specifica prerogativa di coniugare la vocazione prettamente scientifica ad un’approfondita formazione umanistica. La corsa all’omologazione con i parametri europei porterà così ad un progressivo oblio della cultura latina, ostacolando la trasmissione di un patrimonio che ha contribuito ad affinare i nostri gusti estetici e che ha avuto un ruolo particolarmente significativo nella formazione delle nostre tradizioni.Al liceo linguistico poi una cospicua riduzione subiscono sia le ore di latino che quelle delle altre materie umanistiche. Particolarmente allarmante risulta l’eliminazione del latino al triennio in un corso di studi finalizzato all’apprendimento delle discipline linguistiche non solo in una dimensione sincronica, ma anche in relazione all’evoluzione che esse subiscono con il trascorrere del tempo. Sottolineiamo che queste scelte non solo determinano un impoverimento generalizzato delle conoscenze e delle competenze linguistiche, ma ostacolano la formazione di futuri lavoratori, impiegati nel settore turistico, capaci di valorizzare le enormi ricchezze artistiche e archeologiche presenti sul territorio.Si potrebbe obiettare dicendo che in questo modo al liceo linguistico è stato possibile incrementare lo studio delle lingue straniere. Ci chiediamo a questo punto se il potenziamento delle lingue debba necessariamente sposarsi con un così evidente impoverimento dei settori scientifici ed umanistici. Ammesso e non concesso che tale curriculum determini un sensibile incremento nella conoscenza delle lingue, constatiamo che il prezzo da pagare, ovvero una cultura superficiale e sommaria negli altri ambiti del sapere, risulta decisamente inaccettabile.Al liceo scientifico le ore di lingua straniera subiscono del resto una riduzione di ben due ore nell’arco del quinquennio: altro che potenziamento delle lingue straniere!Per concludere una riflessione sul nuovo indirizzo dello scientifico, quello con l’opzione Scienze applicate, che dovrebbe sostituire il vecchio scientifico tecnologico: ci si chiede dove le scienze vengano applicate, nel momento in cui vengono completamente eliminate da questo corso di studi le ore di laboratorio!