Caro Francesco Giovannetti de “la Repubblica”,
ci sembra doveroso stigmatizzare l’aggressione di cui sei rimasto vittima stamane a Roma, davanti al Ministero dell’Istruzione, prenderne le distanze, augurarti una pronta guarigione. Altrettanto doveroso però, ci sembra, sottolineare come la manifestazione di oggi si sia per il resto e grazie all’assoluta correttezza dei manifestanti, svolta in modo pacifico e appassionato. La Scuola ha ancora una volta, nonostante la brutalità di un singolo ed il deprecabilissimo episodio, portato in piazza il pluralismo pacifico delle sue posizioni. Anche oggi, tuttavia, è apparsa dirompente la denuncia degli insegnanti e degli Ata sull’operazione di distrazione dai diritti costituzionali di tutti e di ciascuno tramite il tragico grimaldello dell’emergenza pandemica.
La stupida violenza del tuo aggressore ti ha impedito di documentare il pluralismo di una piazza che discute. Se fossi potuto rimanere avresti scoperto che la maggioranza degli insegnanti, dei collaboratori amministrativi e scolastici, degli educatori presenti al sit in era vaccinata e che i pochi che ancora non avevano potuto farlo, avevano seri problemi di salute o pagavano l’inefficienza del sistema sanitario regionalizzato.
Se il bruto che ti ha aggredito te lo avesse consentito, avresti raccolto la lucida denuncia di chi lo scorso anno scolastico era rientrato in presenza, in classi affollate, senza dispositivi di sicurezza adeguati, senza sanificazione dell’aria (come in Germania), con classi pollaio (anziché i 10 alunni massimo del Belgio ed i 15 di Germanie e Regno Unito), con un metro statico di distanziamento (anziché i 4 del Belgio ed i 2 di Germania, Regno Unito e Spagna), con la “pulizia approfondita” invece della santificazione, senza mezzi di trasporto dedicati (come in Germania), grazie ad un Protocollo firmato dal Miur e dalle Organizzazioni sindacali “maggiormente rappresentative”.
Avresti potuto informare questo Paese che a Scuola si sono persi i tracciamenti grazie anche a quel dispositivo da azzeccagarbugli dell’autocertificazione. Quello che consentiva, anche agli insegnanti venuti a contatto diretto con i positivi sintomatici, di non osservare la quarantena e li costringeva ad assumersi la responsabilità “in vigilando” del contagio colposo. Bisognava dimostrare, anche di fronte all’evidenza, che la scuola era un luogo sicuro.
Avresti scoperto la verità sui tamponi mai fatti, sulla mutilazione del corpo e dei suoi alfabeti che la dissennata pratica della Dad ad oltranza , ha inflitto ai ragazzi e ai bambini. La piazza ti avrebbe raccontato che i “gruppi di inclusione”, sbandierati come l’avanguardia della pedagogia speciale, sono stati un modo per ghettizzare la diversità e ridurla a un coacervo di pratiche assistenziali.
Ti saresti confrontato con quei lavoratori fragili perché in cura con terapie a base di immunosoppressori, affetti da diabete, ipertensione costretti a casa con la trattenuta Brunetta e con un periodo di comporto dimezzato. Sono fragili, non malati.
Qualche precario ti avrebbe sicuramente raccontato dei suoi viaggi per raggiungere la sede di servizio, su treni regionali affollati, autobus strapieni e tram strabordandi di persone. Avresti capito che cos’ è un vincolo quinquennale per un’insegnante siciliana con figli piccoli e mamma anziana, ma il posto a Nord.
Sono certissima che domani i titoli dei giornali avrebbero parlato di scuola distrutta e rapita dall’emergenza pandemica che è diventata, nonostante il coraggio e l’abnegazione degli insegnanti, un’emergenza educativa, invece che parlare del green pass, e questo nostro benedetto, assurdo bel Paese avrebbe saputo che il vero problema della scuola non è la ridicola questione dell’obbligo vaccinale (che peraltro esclude persino dalla Dad chi non ha il green pass), bensì il progetto di “autonomia differenziata” che servirà a cantarne il De profundis, perché ridurrà ancor di più gli insegnanti a meri esecutori di ordini e il sapere ad un addestramento minimale su tre piccole competenze e le donne e gli uomini a esser usi ad obbedir tacendo, o a comandare come fossero in caserma.
Caro Francesco, quei due pugni in faccia oggi li hai presi tu, ma con te li ha presi tutta la Scuola.
Alessandra Fantauzzi
(dell’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas)