Cib Unicobas

sito della confederazione italiana di base CIB Unicobas, sindacato di base, libertario ed autogestionario

L’EUROPA VA A DESTRA E DI SOCIALE NON HA NULLA.

di Stefano Lonzar

Uno spettro minaccioso s’avanza in Europa e non è il comunismo (come recitava il Manifesto di Karl Marx e Friedrich Engels): bensì lo spettro della destra sovranista e fascista.

In Italia, Giorgia Meloni da un anno è a capo di un esecutivo che, nonostante la sua inadeguatezza, appare solido. I “Democratici della Svezia” – formazione di estrema destra con un passato neonazista – hanno ipotecato il programma di governo. A Helsinki, i “Veri Finlandesi” hanno trovato un accordo con due formazioni conservatrici per comporre l’esecutivo più a destra della storia del Paese. In Grecia, Nuova Democrazia ha ottenuto un risultato elettorale schiacciante che le ha garantito la maggioranza assoluta in un parlamento che vede anche l’estrema destra degli “Spartani” superare la soglia del 3%. “Alternativa per la Germania”, partito di ultradestra, potrebbe raccogliere quasi un elettore su tre in Sassonia, Brandeburgo e Turingia, dove si voterà l’anno prossimo e nel giro di pochi giorni ha eletto due sindaci nei territori della ex Germania dell’Est. Nei paesi dell’ex blocco sovietico si sono ormai affermate, da anni, retoriche politiche nazional-populiste che hanno condotto i partiti di destra al potere, in un’ibrida commistione di vecchie rivendicazioni storiche, forti legami con la Chiesa e una rinnovata insofferenza nei confronti delle minoranze etniche e culturali (rom, ebrei) e dei migranti in genere.

           Al momento solo la Francia e la Spagna sono riuscite a tenere a distanza il pericolo “destra”, ma a quale prezzo e, soprattutto, per quanto tempo ancora?

L’avanzata delle destre estreme e xenofobe si deve alla capacità di raccogliere consenso tra le vittime di un capitalismo di stampo neoliberista che, negli ultimi trent’anni, ha demolito le conquiste dello stato sociale, eroso il potere d’acquisto, precarizzato le esistenze, producendo incertezza individuale e sociale, favorendo l’affermazione di uno stile di vita basato sulla concorrenza e la competizione.

Di contro, una certa sinistra ed il sindacalismo concertativo (concepito come semplice cinghia di trasmissione dei partiti di riferimento) non hanno voluto né saputo opporsi a tale progetto di restaurazione, diventandone anzi, molto spesso, gli alleati politici più preziosi, abbracciandone la visione capitalista, mercatocentrica e globalista.                                                        

Alla luce di questo ragionamento, se la destra si sta dimostrando capace di veicolare il malcontento, spetta assolutamente al sindacalismo alternativo il fondamentale compito di opporsi al progetto di una società basato sulla fusione tra liberismo economico e autoritarismo politico. Per fare ciò, però, non basta usare l’arma della retorica (ancorché “antifascista”)! Occorre, invece, rioccupare materialmente gli spazi di rappresentanza dei quali sono rimaste prive le frange più deboli ed indifese della popolazione; occorre ripartire con umiltà e ostinazione, cercando momenti di unificazione e di rilancio del conflitto contro la perdita del potere d’acquisto dei salari e a difesa della previdenza pubblica e del reddito di cittadinanza; occorre rilanciare la centralità e la priorità della lotta contro la precarietà e a favore dei beni comuni: sanità, scuola, trasporti e ambiente. Consapevoli che a dare la direzione di marcia ai processi sono sempre e comunque i rapporti di forza fra i contendenti, dobbiamo battere l’immobilismo confederale e favorire la partecipazione di base e autogestionaria dei lavoratori.

Stefano Lonzar (dell’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas)