Gli insegnanti dell’Istituto ____________________________________________________________
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riuniti in Collegio Docenti il giorno ___/___/ 2014, raccogliendo l’invito del Premier Matteo Renzi (‘La Buona Scuola’, pag. 8) ad esprimere nuove proposte ed il proprio parere su “La buona scuola”, dopo ampia ed approfondita discussione deliberano quanto segue:
• Riteniamo che nel documento venga dimenticato quanto di buono, tra enormi difficoltà, nelle scuole viene quotidianamente garantito – l’inserimento dei diversamente abili (unico al mondo), l’inclusione degli stranieri, l’ampliamento dell’offerta formativa, il mantenimento del tempo pieno e prolungato – al fine di attuare un cambiamento che non ci trova concordi proprio a partire dal punto più pubblicizzato: dalle modalità di assunzione di circa 150.000 precari, senza che, peraltro, i fondi siano del tutto certi. Tale assunzione non è sufficiente a far sparire la ‘supplentite’, perché l’ ‘organico funzionale’ non sarà aggiuntivo rispetto alle cattedre stabili, quindi le supplenze dovranno farle anche i docenti incaricati a tempo indeterminato obbligati ad aumentare (senza corrispettivo economico) il proprio impegno tramite la “banca delle ore”. Reputiamo inaccettabile quest’istituto, nel quale confluiranno i giorni di sospensione didattica: ogni Docente dovrà restituirli integralmente lavorando di più (prevalentemente supplenze gratuite) in periodi decisi dal Dirigente oppure, se serve, anche durante le vacanze natalizie, pasquali ed estive (con mansioni diverse da quelle didattiche).
• Non ci saranno né stabilizzazione delle cattedre, né arricchimento dell’offerta formativa. I nuovi assunti avranno un contratto ‘a tutele crescenti’ senza più l’art. 18, L.300/70, mentre gli incaricati a tempo indeterminato già in servizio perderanno la titolarità di istituto per essere collocati su una ”rete di scuole”.
• Ci pronunciamo contro la dequalificazione della professione docente e la riduzione della qualità della scuola insita nell’imposizione di supplenze ed incarichi su materie “affini”.
• Ancora più grave risulta il fatto che gli unici precari beneficiari di tale ‘mega assunzione’ saranno quelli delle GAE. Il destino di tutti gli altri, anche con più anni di servizio, è segnato. Infatti, decidendo di avviare già dal 2015 nuovi concorsi a cattedra senza aver stabilizzato tutti i precari, il risultato sarà quello di mettere uno contro l’altro: l’insegnante con anni di precariato alle spalle e l’aspirante docente che è appena uscito dall’Università. Una volta di più la solita guerra tra poveri.
• Rigettiamo la logica, proposta nel documento, secondo la quale i principi democratici, su cui finora si è fondata la scuola, vengono presentati come intralci e fonti di frustrazione per i docenti. In realtà il nuovo sistema di ‘progressione di carriera’, non più basato sugli scatti di anzianità ma su premi stipendiali legati all’ “impegno” ed al “merito”, sanciti, come non avviene in nessun paese del mondo, dal Dirigente Scolastico e dalla sua ‘squadra’, stravolgerebbe i Decreti Delegati (DPR 416 e 417/74) e lo stato giuridico dei docenti (oggi lavoratori non subordinati), con grave nocumento per la libertà d’insegnamento. Un sistema inaccettabile in un settore delicato come quello dell’istruzione, in primo luogo perché l’esperienza (anzianità di servizio) viene assurdamente considerata un deterrente anziché un valore aggiunto, poi perché si stabilisce a monte (e senza prova alcuna) che i docenti meritevoli possano essere solo il 66% della categoria. Così si favorirà l’affermarsi nell’ambiente scolastico di un pericoloso verticismo: superpoteri ai DS, affiancati da un Nucleo di Valutazione e da docenti ‘mentor.’ Ciò creerebbe, inevitabilmente, una struttura ‘oligarchica’ non ‘terza’, col potere di decidere in merito alle “carriere”, nonché la separazione fra docenti di ‘serie A’ (i formatori – i mentor, al massimo il 10% scelto fra i docenti di ‘serie B’), ‘B’ (al massimo il 66% dei docenti di un istituto o di una rete di scuole) e ‘C’ (i docenti ‘ordinari’). Il DS avrebbe inoltre il potere di attingere al Registro nazionale – una banca dati contenente i curricula di tutti i docenti, corredati da crediti scolastici, formativi e professionali per poter scegliere la sua “squadra”, cioè i docenti ritenuti più adatti, ‘premiandoli’ o respingendoli nel ‘limbo’ di un ‘organico funzionale’ che non è tale: funzionale solo a far supplenze. In sostanza Renzi e il Ministro Giannini avallano lo strumento della “chiamata diretta”, come negli istituti privati. La collaborazione (tipica di una comunità educante) e la collegialità, già seriamente compromessa dalla sostituzione della figura del Preside con quella del Dirigente Scolastico, faranno posto a meccanismi clientelari ed i rapporti tra i docenti saranno improntati alla competizione ed al carrierismo, così come più forte sarà lo spirito di competizione anche fra le scuole, spinte a gareggiare per conquistare i finanziamenti pubblici (immaginiamo sempre più scarsi) e quelli privati (sempre più interessati), rappresentati ex novo nei Consigli di Istituto.
• Ci preoccupa non solo l’invito rivolto ai privati a finanziare le attività o le strutture della scuola ma l’affermazione (si trova già nelle pagine introduttive per essere più volte ripresa in seguito) che la Scuola deve raccordare scopi e metodi al mondo dell’impresa. Vogliamo ricordare agli estensori del documento che l’impresa ha per scopo fondamentale vendere prodotti, far soldi, creare anche dipendenze per accrescere il margine dei profitti. Viceversa, la Scuola disegnata dalla Costituzione Repubblicana non ha nulla in comune col modello dell’impresa, né può essere negata e rigettata la sua funzione peculiare in nome del totem di un ‘produttivismo’ di tipo aziendalista che, peraltro, prevedendo innanzitutto la mera presenza come conditio sine qua non per l’acquisizione di ‘punti’ per il fantomatico ‘portfolio’ del docente previsto nel testo ufficiale ai fini della ‘carriera’, non tiene in conto neppure l’esclusione così operata per le donne in maternità dallo ‘scatto di merito’. Uno scatto di merito che, d’altro canto, anche qualora venisse ottenuto, non compenserebbe alla lunga neppure la perdita generale degli attuali scatti d’anzianità.
• Esprimiamo la nostra contrarietà all’abolizione dei Decreti Delegati, alla trasformazione del Collegio Docenti in Consiglio consultivo con l’unica funzione di decidere della programmazione didattica, all’assegnazione di tutto il potere al DS registrando il fatto che la proposta “La buona scuola” non è altro che la riproposizione, demagogicamente edulcorata (assunzione di “massa” dei precari) del Disegno di Legge Aprea-Ghizzoni che già il mondo della scuola ha respinto senza mediazioni.
• Secondo noi, invece, la scuola andrebbe riformata a partire:
◦ dalla cancellazione dei tagli apportati dalla “Riforma Gelmini”, nonché del Liceo Scientifico senza latino;
◦ dalla revisione delle classi di concorso nel rispetto della professionalità docente e della qualità della didattica;
◦ dalla riproposizione del programma di Storia e Geografia come insegnamento ciclico nella Primaria e nelle Medie;
◦ dall’implementazione dei laboratori negli Istituti Secondari di Secondo Grado;
◦ dalla diminuzione del numero degli alunni per classe fino ad un massimo di 25 (20 in presenza di un diversamente abile);
◦ dall’introduzione di periodi sabatici d’aggiornamento;
◦ dall’ingresso nell’obbligo scolastico dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia e con l’innalzamento dello stesso al quinto anno della Scuola Superiore;
◦ dalla riapertura di un contratto ampiamente scaduto;
◦ dalla riqualificazione della Scuola attraverso il riconoscimento dell’unicità della funzione docente, con un contratto ed un assetto giuridico specifico per tutti gli insegnanti e gli ata della Scuola fuori dal Pubblico Impiego.
A conclusione il Collegio delibera che questa mozione di analisi e valutazione del piano di Riforma della Scuola, con le conseguenti proposte, sia inviata per raccomandata AR a cura del Dirigente Scolastico al Presidente del Consiglio Matteo Renzi (come sollecitato dallo stesso), presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché al Ministro dell’Istruzione Giannini, presso il Ministero dell’Istruzione.