Prendiamo spunto dall’intervento di Gian Paolo Prandstraller per esporre la posizione nostra e della maggior parte degli iscritti che rappresentiamo relativamente alla questione dell’ordine professionale dei docenti.
La posizione di Prandstraller risulta chiarissima: egli, in una visione classista a tre classi (borghesia/ “industriali”, proletariato/ “lavoro dipendente” e tecnocrazia/ “mondo delle professioni”) propende, pur non dichiarandolo esplicitamente, per l’avvento al potere di quest’ultima e ne auspica, intanto, un rafforzamento ed una pari dignità (la tecnocrazia vista come terza forza sociale, l’ordine visto come il sindacato della tecnocrazia). Questa visione logora, datata di qualche decennio, non ci ha mai convinto e risulta oggi, a maggior ragione, improponibile perché:
– l’insegnante, pur esercitando una “professione”, è un lavoratore dipendente a tutti gli effetti (come dovrebbe ben sapere chi si batte contro la privatizzazione del rapporto di lavoro), tra l’altro sempre più sfruttato, in quanto il capitale non discerne più tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, ed applica ad entrambi criteri di produttività di stampo aziendalistico;
– i “liberi professionisti”, includendo in essi anche gli scienziati, in realtà stanno diventando sempre meno “liberi” e sempre più schiavi, anche intellettualmente, perché il capitale è riuscito a ridurre la cultura a merce, per cui compra e vende i “liberi professionisti”, come fa con i parlamentari e con i giocatori di calcio. Addirittura si è arrivati al punto di far passare per liberi professionisti anche i precari ed i lavoratori temporanei. In sostanza, abbiamo un mercato le cui regole vengono dettate in modo sempre più totalitario e globalizzante.
In queste condizioni, ci sembra che l’insegnante, come lavoratore dipendente, abbia molto più bisogno di un sindacato in cui autoorganizzarsi contro questi attacchi, anche per quanto riguarda gli aspetti professionali, piuttosto che di un “ordine” vissuto in modo isterico, come una sorta di illusoria scorciatoia che mette in secondo piano il sindacato fino a minarne la ragion d’essere.
Sarebbe suicida, a fronte di un attacco così esteso e generalizzato alle condizioni dei lavoratori, rinchiudersi in una logica strettamente categoriale o addirittura corporativa, rinunciando di fatto al terreno sindacale, l’unico ambito che rende praticabili l’intercategorialità , la solidarietà, l’internazionalismo, strade obbligate per una risposta adeguata.
Del resto la strada intrapresa dal nostro sindacato (vedi l’appello per la costituzione di un polo sindacale libertario aperto a tutte le realtà autenticamente autogestionarie) ci proietta in una dimensione talmente estesa per cui non solo possiamo curare “in proprio”, anche attraverso l’associazione L’Altrascuola, gli aspetti professionali (codice deontologico, questioni di didattica e pedagogia, formazione, autoaggiornamento), ma dobbiamo incominciare seriamente a pensare alla costituzione di luoghi idonei alla libera circolazione delle idee, alla presa di coscienza, alla formazione dei militanti per porre le basi della scuola e della società di domani.
Inoltre l’ordine non può essere una valida alternativa neanche per quanto riguarda la “valutazione professionale” dei docenti, infatti la questione non è se è meglio far valutare la nostra professionalità e produttività dall’ordine oppure dal Preside manager o dal Ministero: questo è un falso problema, infatti dobbiamo impedire che valutino la nostra “professionalità e produttività” perché questo significa schedatura e completa eliminazione della libertà di insegnamento a favore della logica della catena di montaggio.
Riteniamo poi che l’ordine dei docenti non possa assolutamente rappresentare un’alternativa di contrasto all’aziendalizzazione della scuola, ma che anzi sia funzionale a questo processo di atomizzazione del mondo del lavoro. La funzione dell’ordine infatti, oltre che stilare un codice deontologico, sarebbe quella di fissare tariffe, orari di lavoro etc. di quelli che sarebbero “liberi professionisti”: non più dunque un contratto collettivo su cui intervenire sindacalmente, ma una sorta di prestazione d’opera individuale singolarmente contrattata. Questo è quanto viene sbandierato dalla Confindustria e dalla Banca d’Italia e del resto, questo ed altro viene proposto da Gigliotti nel manifesto dell’A.P.E.F.(la nuova organizzazione di cui è Presidente), dove addirittura si prospetta che l’ordine sia “titolare o parte essenziale dei processi di reclutamento dei docenti e della loro formazione iniziale ed in servizio, in un’ottica di alta valenza culturale e selettività;”.
La situazione che l’ordine degli insegnanti prefigurerebbe, aldilà di qualsiasi visione preconcetta, è quindi in contrasto con quanto l’Unicobas ha sinora espresso e che a maggior ragione deve essere riaffermato nell’attuale fase politica:
– scelta dell’intervento sindacale;
– unità della categoria e non separazione dell’area contrattuale docente da quella del personale A.T.A.;
– intercategorialità e solidarietà;
– lotta alla crescente aziendalizzazione della scuola;
– affermazione del valore istituzionale della scuola pubblica e rifiuto della concezione della scuola come servizio.
A fronte di queste valutazioni non comprendiamo le ragioni di chi ripropone in continuazione la questione dell’ordine, poiché non riusciamo ad individuare alcun elemento di vantaggio e di reale prospettiva in questa direzione, per cui proponiamo che si apra, a partire dalle realtà provinciali, all’interno del sindacato un serrato dibattito sull’ordine dei docenti, in modo che escano dall’esecutivo nazionale posizioni chiare ed inequivocabili su tutti gli aspetti, anche minuti, della questione e cioè:
a) l’Unicobas scuola è favorevole in linea di principio alla costituzione di un ordine degli insegnanti? Con quali finalità?
b) si ritiene utile, nel clima politico che si va instaurando (proposta di chiamata diretta degli insegnanti da parte del manager, etc.) una crociata per la costituzione dell’ordine?
c) in caso di risposta affermativa alle prime due domande quale dovrebbe essere la sua struttura organizzativa e quali dovrebbero esserne le competenze?
la segretaria provinciale di Livorno Patrizia Nesti
il segretario regionale toscano Claudio Galatolo