La sentenza della Cassazione sulla strage di Viareggio del giugno 2009 ha mostrato ancora una volta come il sistema giudiziario sia vergognosamente asservito alle logiche del profitto.
La Cassazione ha fatto cadere in prescrizione l’accusa di omicidio colposo cancellando l’aggravante dell’incidente sul lavoro che la sentenza d’appello aveva riconosciuto e che andava a puntare il dito sul mancato rispetto del Testo Unico sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.
Questo perché “l’incidente”, di fatto strage colposa, accadde il 29 giugno del 2009, quando un carro merci fatiscente affittato per poche decine di euro al giorno da una ditta esterna, carico di una sostanza pericolosa come il gas propano liquido, deragliò su binari che difettavano di manutenzione ed esplose provocando 32 vittime, numerosi feriti e distruzione. A subire tutto questo lavoratori e semplici cittadini, come in tutti i casi in cui la mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro si trasforma in strage. Così è successo per il Moby Prince, per la Thyssenkrupp, per Casale Monferrato e per molti altri “incidenti”.
In questi anni il principale responsabile di quanto accaduto a Viareggio, l’ex amministratore delegato del gruppo FSI Mauro Moretti, ha proseguito la sua sfolgorante carriera accumulando promozioni e buonuscite: questo il premio per avere operato in una delle più cruciali fasi della privatizzazione e ristrutturazione del trasporto ferroviario. Per tutti gli altri imputati è stato assicurato il proscioglimento dall’accusa di omicidio colposo, operata appunto dalla Cassazione, mentre per i delegati sindacali che fin dall’inizio contribuivano a mettere in luce violazioni della sicurezza ci sono stati in questi anni sanzioni e licenziamenti.
Ai familiari delle vittime e all’Associazione “Il mondo che vorrei” la Confederazione Italiana di base Unicobas esprime la propria piena solidarietà e il proprio supporto.
In questi anni l’Associazione, costituita da familiari, lavoratori e cittadini, spesso affiancata da strutture sindacali di base, ha svolto un lavoro prezioso, lottando senza tregua contro poteri forti e insabbiamenti, mettendo in luce quelle che, aldilà di sentenze vergognose, sono le responsabilità di una strage. Il loro percorso proseguirà in altre sedi e fasi processuali con la determinazione che hanno sempre dimostrato in questi undici anni, ma soprattutto, indipendentemente dagli esiti giudiziari della vicenda, rimarranno un punto di riferimento importante per tutti coloro che si adoperano per la sicurezza sui luoghi di lavoro in situazioni che richiedono un impegno quotidiano ed una quotidiana coscienza, solidarietà e conflittualità.
Basta violazioni alla sicurezza su lavoro. Basta profitti e abusi sulla pelle dei lavoratori, dei cittadini, dell’ambiente. Basta stragi.
10 gennaio 2021
C.I.B. UNICOBAS