Cib Unicobas

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Storie dei nostri giorni

Dionen

Apr 21, 2013

Navigando sul web mi è capitato d’imbattermi in un “vecchio” rappresentante della sinistra socialista e riformista, il portoghese Mario Soares (ha guidato il paese verso la democrazia dopo la dittatura di Salazar), il quale da tempo va rilasciando dure dichiarazioni contro l’Europa delle banche e dei banchieri. Nell’ultima intervista, rilasciata poco più di una settimana fa, ha ribadito che tutte le forze politiche lusitane dovrebbero unirsi per “far cadere il governo” e respingere le politiche di austerità della troika dell’Ue-Fmi. Ha dichiarato inoltre che “Il Portogallo non sarà mai in grado di pagare i propri debiti, per quanto possa continuare ad impoverirsi. Se non è possibile pagare, l’unica soluzione è non pagare. Quando l’Argentina era in crisi non pagò. E che cosa è successo? Non è successo niente”. L’ex premier socialista e due volte presidente del paese ha rincarato la dose affermando che il governo portoghese è diventato un servo del cancelliere tedesco Angela Merkel, e che esegue disciplinatamente qualunque ordine ricevuto. “Nel loro desiderio di fare contenta la Senhora Merkel, hanno venduto tutto e rovinato questo paese. In due anni questo governo ha distrutto il Portogallo”.

Il grido di battaglia di Soares è arrivato una settimana dopo che la Corte Superiore del Portogallo ha decretato che i tagli sugli stipendi e sulle pensioni dei lavoratori pubblici sono illegali (a mio avviso un altro chiaro segnale della profonda differenza esistente tra L’Italia e il piccolo paese iberico; da noi ce lo sogniamo che la corte costituzionale si esponga e prenda una posizione così netta contro la politica dei nostri giorni) costringendo il premier Pedro Passos Coelho a doversi rimettere alla ricerca di nuovi tagli. La sentenza mette, addirittura, in discussione tutta la politica di “svalutazione interna” fatta dal governo per abbassare il costo del lavoro.

Mario Soares è, come ho già detto, un politico di sinistra di vecchia data; non è, né è mai stato un rivoluzionario, eppure non ha paura di mettere in discussione le sue precedenti prese di posizione, sa quale differenza passa tra essere uomini e non sudditi, mostra la stessa lucidità che milioni di portoghesi hanno manifestato recentemente quando (3 marzo 2013), a chi chiedeva loro di fare ancora sacrifici per l’Europa delle banche, del FMI, della NATO, hanno gridato compatti e con estrema sintesi:”che si fotta la Troika”.

Anche in Italia c’è un esponente politico di sinistra di vecchia data e anche lui non è, e né è mai stato un rivoluzionario: Giorgio Napolitano. Questo signore ottuagenario si è dimostrato, però, ancora una volta, molto diverso dal quasi coetaneo Soares, perché grazie al suo appoggio ha mantenuto in vita il governo Monti che per oltre due mesi ha continuato nell’attacco alle condizioni di vita delle masse popolari, benché fosse stato sfiduciato dalla maggior parte dell’elettorato italiano nelle ultime elezioni; accettando di essere rieletto Capo dello Stato, di fatto muta la natura della nostra repubblica, modificandola pericolosamente in senso presidenziale; il suo nuovo settennato è il viatico a un governo di larghe intese tra PD, PDL e Scelta Civica del solito Monti. Il programma è già rintracciabile nel lavoro dei “saggi” nominati dallo stesso presidente e avrà come obiettivo la definitiva demolizione della scuola pubblica, proseguirà sulla via di un’austerità mortale per l’economia e per le politiche sociali, farà strage dei diritti dei lavoratori, aumenterà ancora di più le tasse a carico dei ceti medio-bassi, creerà ancora più disoccupazione, lo strumento adottato dalle politiche neoliberiste per riequilibrare il mercato del lavoro quando calano i profitti.