LEGGE DI BILANCIO 2025: UNA BATOSTA PER LA SCUOLA
La legge di bilancio (legge 207 del 30 dicembre-2024) penalizza fortemente i lavoratori e le lavoratrici della scuola non adeguando gli stipendi all’inflazione del triennio 2022/2024 (stanziato il 6% invece del 18% di inflazione), non prevedendo un piano di stabilizzazioni per il personale precario (250mila supplenti annuali nel corrente anno scolastico) e disponendo tagli pesanti agli organici. Infatti questa legge di bilancio congela fino al 2030 le risorse disponibili per i rinnovi dei CCNL del pubblico impiego, scuola compresa, legandole alla sola inflazione programmata, quella programmata dal dipartimento del tesoro cioè in pratica dal governo stesso per cui diventeremo sempre di più il fanalino di coda dell’Europa.
Contro questa evidenza governo e stampa di regime nei giorni scorsi si sono profusi nell’ annunciare da gennaio cifre mirabolanti tra incrementi e arretrati, in realtà si tratta di arretrati relativi al CCNL 2022-2024 mai stipulato, decisi quindi in modo unilaterale al ribasso dal governo e di un acconto sul CCNL 2025/2027 ancora nel mondo dei sogni. La cruda realtà è che i contratti non si fanno più e Valditara ogni tanto sgancia una mancia ai lavoratori, ovviamente tenendosi perfino al di sotto dell’inflazione programmata.
Il governo costringe i lavoratori della scuola a indebitarsi mentre le casse pubbliche incamerano 5 miliardi di euro di risparmio per il mancato finanziamento per adeguare gli stipendi al tasso di inflazione a cui si aggiunge l’ulteriore risparmio per il taglio di organico del personale. Infatti a partire dall’a.s. 2025/2026 si prevede una riduzione drastica della dotazione organica: meno 5.660 docenti dell’organico dell’autonomia, per gli ATA il taglio di 2.174 unità è rinviato all’a.s. 2026/2027. Un bel gruzzolo che ha consentito al Governo di varare una legge di bilancio che, penalizzando la scuola statale, ha aumentato i finanziamenti per le scuole paritarie private e ha stanziato ingenti risorse per le armi. La card docenti viene estesa solo al personale supplente annuale con nomina al 31 agosto, escludendo gli oltre 140 mila docenti precari con nomina annuale al 30 giugno e per far fronte a questo parziale “allargamento” si prevede che il beneficio, oggi pari a 500 euro annui, possa essere ridotto.
Inoltre è previsto un incremento di 50 milioni di euro per l’anno 2025 e di 10 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026 del contributo in favore delle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità mentre il sostegno nella scuola statale si lascia languire nella peggiore condizione di precarietà e nella grave carenza di docenti specializzati.
Anche sul versante pensionistico non vi sono novità di rilievo, infatti è stato accantonato il progetto di modificare la legge Monti-Fornero.
TANTI CONCORSI MA POCHI ASSUNTI, ALCUNI NON VANNO NEANCHE IN PORTO
Il concorso PNRR 1 del 2023 doveva concludersi entro dicembre 2024 e invece 1/3 dei candidati deve ancora sostenere la prova orale. La ragione è molto semplice: il ministero oltre a pagare poco i commissari non concede loro il distacco temporaneo dall’insegnamento e molti commissari si dimettono quando si rendono conto della gravosità di questo lavoro aggiuntivo.
Il grosso problema è la prova orale, il bando prevede infatti per ogni candidato quesiti sulla disciplina e traccia per una lezione simulata; nell’uno e nell’altro caso le commissioni devono predisporre preventivamente una quantità di quesiti e una quantità di tracce pari a tre volte il numero di candidati da esaminare. Oltre alla quota fissa i commissari prendono solo da 80 centesimi (infanzia e primaria) ad un euro (secondaria) in più per ogni candidato esaminato. E’ un andazzo inaugurato dal governo precedente ma che questo governo in più di 2 anni non ha certo voluto correggere.
Dei posti dei concorsi PNRR che rimarranno vuoti causa il ritardo una parte verrà assegnata agli idonei presenti nelle graduatorie di merito dei concorsi ordinari del 2020 che col decreto legge n.° 75/2023 sono diventate ad esaurimento. Alcuni USR si stanno già muovendo in questa direzione, vedi ad esempio il decreto dell’USR della Toscana 1251 del 18/10/2024.